Non solo i mostri sono pericolosi (anche quando adorano i dolci...) ma sembrano esserlo anche i giocattoli.Già sostituiti a suo tempo dai soldatini Atlantic ed oggigiorno letteralmente soppiantati da videogame e console assortite, i soldatini di stagno (già, proprio quelli resi famosi dalla celebre fiaba di Hans Christian Andersen) si prendono la loro bella rivincita andando a conquistare l'artwork del secondo album dei
Trick or Treat.
Dopo l'esordio "Evil Needs Candy Too", anche in questa occasione la formazione modenese non ha accantonato le proprie origini di tribute band di quegli Helloween che continuano a rappresentare il cardine sul quale ruota l'universo sonoro dei Trick or Treat. Infatti, dopo la simpatica introduzione "A Night in the Toyshop", tocca subito a "Paper Dragon", brano uscito non molto tempo fa come singolo e spiccatamente helloweeniano, dal passo scanzonato e scattante, chitarre melodiche e buone intuizioni vocali grazie anche ad un refrain irresistibile.
Tocca poi a "Take Your Chance", dove incontriamo il primo ospite importante del disco, Michele Luppi (ex Vision Divine, ora nei Killing Touch), grande interprete che ben si confà alle atmosfere più Hard Rock di questo pezzo. Incappiamo in una sorpresa ancor più grande quando, dopo la divertente e dinamica "Freedom" (e sulla stessa falsariga si muoveranno poi sia "Elevator to the Sky" sia "Loser Song"), sulle prime note di "Hello Moon" riconosciamo proprio Michael Kiske, autore di una grande prova, per energia e per il tocco melodico che riesce al donare alla canzone. Si tratta sicuramente di una bella soddisfazione per i Trick or Treat, ma anche per tutti i fans degli Helloween, che possono riascoltare Kiske in un contesto sonoro dal quale, purtroppo, il cantante tedesco vuole tenere le debite distanze. Ad ogni modo lo ritroviamo poi ancor più ispirato sull'introspettiva "Tears Against Your Smile" a duettare con Alessandro Conti, prima che questo gruppo di metallici guasconi si rimetta a correre sulle note di "Final Destination" e della conclusiva titletrack, divisa in due parti, un'intro strumentale la prima ed un ottimo mid-tempo la seconda, degno sigillo di un lavoro, certo non innovativo, ma sicuramente frizzante, divertente e realizzato con cura e passione.
Dolcetto, scherzetto... oppure dischetto?
Ovviamente metallico!
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