Non contento di aver appena collaborato al nuovo disco degli
UFO, il sempre prolifico
Vinnie Moore si ripresenta al mercato musicale con la sua nuova fatica solista.
"To the Core" è un disco interamente strumentale, all'interno del quale potrete trovare undici tracce di succoso hard rock, venato di influenze fusion, blues, spunti jazz, sempre però ben "mascherati" da una spiccata attitudine rock che da sempre contraddistingue il lungocrinito chitarrista americano. Quando mi si presenta un disco come questo, è sempre difficile fare dei distinguo: la pasta sonora qui è esattamente la stessa per tutti i brani del lotto, e la cosa che forse mi fa venire la curiosità sarebbe scoprire in che modo Vinnie decida i titoli per i vari brani!
Tornando all'album in sè, il lavoro conferma, qualora ce ne fosse bisogno, l'altissima cifra tecnica e stilistica di Vinnie, che sforna un lavoro piacevole, ascoltabile con gusto e mai noioso. Cosa molto rara, al giorno d'oggi, in cui, troppo spesso, un disco solista diventa la scusa per sciorinare le proprie capacità allo strumento. Per fortuna, lo stile e la sicurezza di Moore gli concedono di non perdere di vista il buon gusto, e di appoggiare le varie songs evitando il sovraccarico di note. La band alle spalle di Vinnie, peraltro, esegue il compitino con gran classe, per cui il disco riesce a respirare e a risultare molto piacevole. Non sarà un caso che, alle spalle di VInnie Moore, si muova un certo
Paul Northfield al mixer, che, se non fosse per le ultime due oscenità rilasciate dai Dream Theater e mixate da lui, avrebbe un curriculum semplicemente mostruoso.
Un disco, insomma, altamente consigliato agli amanti dei chitarristi "con i cosiddetti", e piacevolmente ascoltabile da chiunque abbia nell'hard rock di matrice americana le sue radici musicali. Well done.
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