Questi
Out World sono freddi, cinici, oserei dire quasi chirurgici, ma hanno anche una parte nascosta che pulsa beat elettronici a tutto andare, e difatti con questo
Inverse Polarity Soul ci propongono un viaggio lungo (troppo, e dopo leggerete perchè) nei meandri dell'Industrial/EBM/Harsh più classica e incontaminata. La lezione degli Hocico, di Suicide Commando e :WumpscuT: appare netta e incontrovertibile, purtroppo non si può dire lo stesso sul fatto che l'abbiano appresa in toto. Gli stilemi del genere, nel bene e nel male, ci sono tutti, e vengono utilizzati a fondo in ogni loro sfaccettatura, quindi grande spazio a ritmiche potenti ma non troppo invasive, synth e tastiere dall'atmosfera fredda e liquida, il tutto coadiuvato da una certa sensazione di disagio che si esprime attraverso uno screaming acido, di carta vetrata. Effettivamente gli Out World assestano due o tre colpi di buona fattura, e mi riferisco a canzoni come Dawn Of My New Life e From The Cell, per poi cadere su alcuni brani imbastarditi da soluzioni che hanno pesanti dosi di cattivo gusto. Il difetto più grande di questo esordio però ricade sulla durata complessiva del disco: 65 minuti sono onestamente troppi, soprattutto alla luce del fatto che una buona parte di tracce potevano tranquillamente essere cestinate. Gli effetti sono prevedibili, e dopo qualche canzone la noia cala sovrana, anche perchè a lungo andare le soluzioni artistiche presentate sono abbastanza compatte ed omogenee. Inverse Polarity Soul mette in mostra un gruppo confuso, da una parte ci sono ottime idee, dall'altra però spesso si fa fatica a trovare un qualcosa di valido ed efficace. La soluzione migliore non può che essere quella di concentrarsi sulla qualità, e non sulla quantità.
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