Da una costola dei Lord Vampyr prendono forma questi capitolini
Opus Maledicta, perchè la mente che si nasconde dietro questo nuovo gruppo è quella di Endymion, ossia il tastierista dei Lord Vampyr. Giusto per togliersi immediatamente dalla scarpa il sassolino bisogna dire che per alcuni versi la proposta musicale viaggia negli stessi ambienti artistici, ma con una piccola, quanto fondamentale differenza. Gli Opus Maledicta strizzano l'occhio al passato e a quel Black Metal sinfonico che caratterizzava gli anni d'oro dei Cradle Of Filth e dei Dimmu Borgir, e molto devono a queste due band a livello prettamente stilistico. In sole quattro canzoni vengono messe in luce potenzialità espressive per niente male, dove l'impeto delle tastiere si fonde equilibratamente con quello della parte più tipicamente Extreme Metal, trovando per altro il punto di incontro in melodie dall'effetto immediato. Gli Opus Maledicta in quanto a innovazione rasentano praticamente lo zero assoluto, per quanto riguarda invece la capacità di saper scrivere buona musica (che è l'unica cosa fondamentale) sanno cavarsela senza grossi problemi, e basta ascoltare Legion per farsene subito un' idea. Le canzoni sono mature, scritte bene, e mettono bene in mostra una capacità di songwriting già sottolineata ad opera di Endymion in altri luoghi citati ad inizio recensione. Da segnalare anche la prestazione vocale di Uppsala (Elisabetta Marchetti), già protagonista dei cori femminili sull'ultimo disco degli Stormlord. Quando si dice una vera e propria voce operistica. La questione è molto semplice: se siete appassionati del Black Metal sinfonico potente e maestoso, allora accomodatevi, se l'avete sempre odiato, continuerete a farlo.
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