Roswell Six - Terra Incognita: Beyond the Horizon

Copertina 7,5

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2009
Durata:73 min.
Etichetta:ProgRock Records
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. ISHALEM
  2. THE CALL OF THE SEA
  3. I AM THE POINT
  4. LETTERS IN A BOTTLE
  5. HALFWAY
  6. ANCHORED
  7. HERE BE MONSTERS
  8. THE SINKING OF THE LUMINARA
  9. THE WINDS OF WAR
  10. SWEPT AWAY
  11. BEYOND THE HORIZON
  12. MERCIFUL TIDES / LETTERS IN A BOTTLE (REPRISE)
  13. THE EDGE OF THE WORLD

Line up

  • Erik Norlander: keyboards
  • Lana Lane: vocals
  • John Payne: vocals
  • James LaBrie: vocals
  • Michael Sadler: vocals
  • Kurt Barabas: bass
  • Chris Quirarte: drums
  • Gary Wehrkamp: guitars
  • Chris Brown: guitars
  • David Ragsdale: violin
  • Mike Alvarez: cello
  • Martin Orford: flute

Voto medio utenti

Cosa accade quando un acclamato scrittore di fantasy appassionato di musica entra in contatto, durante la stesura di un suo nuovo lavoro, con un ambizioso e autorevole discografico? Nascono i Roswell Six, uno di quei progetti / supergruppi destinati ad ingolosire oltremodo tutti gli appassionati di metal rock progressivo, epico e sinfonico.
La cosa detta così sembra fin troppo “semplice”, eppure a leggere le note interne al booklet di questo “Terra Incognita: beyond the horizon”, a firma di Kevin J. Anderson, che dell’opera è l’ispiratore “concettuale”, la genesi di questa “creatura” appare essersi svolta con l’estrema naturalezza di un incontro tra lui e il boss della label statunitense Shawn Gordon (suo grande ammiratore), avvenuto proprio mentre la prima novella di “Terra Incognita” stava prendendo forma.
L’idea di un crossover tra rock e letteratura viene, così, concretizzato con l’aiuto di Rebecca Moesta, moglie del writer americano (nonché, pure lei, scrittrice di successo) coadiutrice nell’adattamento del testo del romanzo e nella stesura delle liriche, e con il famoso tastierista / compositore Erik Norlander (Rocket Scientist), autore delle musiche, produttore e “nocchiere” di una “ciurma” di strumentisti e cantanti scelti tra i migliori disponibili nell’attuale ricco e brulicante “oceano” di professionisti del settore.
Fortunatamente i cantanti James LaBrie (Dream Theater), Michael Sadler (ex-Saga), John Payne (Asia) e Lana Lane, i chitarristi Gary Wehrkamp (Shadow Gallery) e Chris Brown (Ghost Circus), il bassista Kurt Barabas (Amaran’s Plight, Under the Sun), il batterista Chris Quirarte (Prymary), il violinista David Ragsdale (Kansas), il violoncellista Mike Alvarez e il flautista Martin Orford (IQ), sono molto di più che i classici “specchietti per (prog-)allodole” e il loro apporto a questa storia di intrepidi navigatori, vascelli, mostri marini (da cui i precedenti richiami “marinareschi”), scontri di religione e (immancabile) amore, che li porterà ai confini del mondo, si rivela piuttosto “sentita”, almeno se dobbiamo dare credito agli effetti sensoriali che provoca l’ascolto del Cd in esame.
Sono soprattutto, come appare abbastanza normale, le voci di LaBrie, Sadler (un’occasione imperdibile per riascoltare la sua magnifica laringe, dopo l’abbandono dei Saga … godetene nelle commoventi “Letters in a bottle” e “Beyond the horizon”, e, come me, rimpiangerete la sua scelta), Payne e Lana Lane (interpreti dei personaggi principali della vicenda), a recitare un ruolo primario nell’economia dell’opera, e la notevole tensione comunicativa ed emotiva con la quale esse dominano le equilibrate architetture sonore ricche di melodia, enfasi, pathos, fantasia e dramma, prive d’eccessi virtuosistici e impreziosite da brillanti inserti hard-rock (di marca Led Zeppelin e Rainbow, in maniera particolare … l’evidente citazione Kashmir-esque in “Here be monsters”, ad esempio, o certi bagliori Blackmoriani avvertibili in talune situazioni) e da un pizzico d’ammalianti atmosfere “oscure”, riesce a tranquillizzare anche chi solitamente accoglie con un certo “sospetto” questo tipo d’esibizione con schieramento a “tutte stelle”.
Tra i musicisti, tutti inappuntabili peraltro, lasciatemi, da “vecchio” fan dei maestri del pomp di Topeka, “sprecare” una citazione per Ragsdale, mentre non è possibile estrapolare dal programma gli episodi maggiormente significativi, sia per la sua natura “concept”, sia per l’incapacità “oggettiva” di effettuare una classifica di merito in un disco globalmente assai coinvolgente e soddisfacente, finanche nella sua curata confezione, con tanto di libretto comprendente testi e note narrative, che hanno nella poetica dichiarazione “When you reach the edge of the world, you can fly” la loro sintesi espressiva.
A quanto pare, come da copione, la saga continuerà, per la gioia di chi ha già seguito ed apprezzato gli analoghi percorsi di Avantasia e Ayreon, ma anche se malauguratamente questo non dovesse accadere, “Terra Incognita: beyond the horizon” rimarrà un momento di notevole suggestione ed ispirazione, da gustare in pienezza anche senza la sua controparte letteraria, frutto di un team di artisti che evidentemente deve anch’esso aver in qualche modo raggiunto i “confini del mondo”, visto che, quando le partiture lo consentono, dimostra di “poter volare” senza apparenti vincoli nei cieli più alti della musica di classe.
Recensione a cura di Marco Aimasso

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?
Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.