A differenza della sorprendente versione “italiana” del gruppo, recuperata e immortalata nel bellissimo “Rumore nel vento”, di cui Vi ho parlato in una precedente recensione, sono questi i
Sabotage che conservavo gelosamente nella mia memoria: una band straordinaria per dirompente forza d’urto, luminosa espressività “metallica” e indistruttibile coesione strumentale, impreziosita dall’ugola d’acciaio di Morby, uno dei pochi cantanti nostrani, soprattutto all’epoca della prima uscita di questo “Behind the lines”, di caratura veramente “internazionale”.
Originariamente pubblicato dall’americana Trans Euro e poi ristampato (con copertina differente, la stessa che trovate in questa riedizione) dalla Materiali Sonori / LM Records, il disco è stato in entrambe le situazioni danneggiato da una produzione e da un’equalizzazione dei suoni deficitarie e certamente non all’altezza del suo reale valore artistico.
Non può che essere accolta con grande entusiasmo, dunque, l’iniziativa della My Graveyard Productions, che nel 2008 convince la band a tornare in studio e risuonare i pezzi di questo favoloso album, dandogli finalmente quella “dignità sonora” che meritavano e attendevano dall’ormai lontano 1896.
Con il contributo di un nuovo “sabotatore”, Danilo Bacherini, e il supporto di una “vecchia” conoscenza della band fiorentina, Leo Milani, nasce così la nuova versione di “Behind the lines”, un lavoro di heavy / power metal “classico” corposo e per nulla “anacronistico”, a dimostrazione ulteriore che quando sono le idee a brillare di luce propria, anche se in contesti molto familiari, non si corre il rischio di perdere d’efficacia e risultare troppo “datati”.
Grazie ad un sound adeguatamente potente e nitido, ma privo delle “gonfiature” di molte produzioni attuali, le canzoni suonano vigorose, decise e naturali, accentuando il rammarico per una scena musicale, quella del Belpaese, che avrebbe potuto ottenere molto di più se solo fosse stata un po’ meno ingenua e avesse potuto contare su un maggiore credito e su competenze e professionalità discografiche di grado superiore.
Rimpianti inutili, ma non per questo meno brucianti, e per mitigare pesantemente il loro effetto non ci resta che affidarci con fiducia all’assalto titanico di “Victim of the world” e “Ridin’ through the dark”, al clima drammatico, altamente evocativo di “Mothers” e dell’articolata ed intensa “Promised land” (con la laringe di Morby che certifica la sua duttilità), al colosso cromato “Warmachine”, alle frenesie da rischio “cervicale” di “Fight for your music”, “Nightkiller” e “Heroes of the grave” o ancora al fraseggio serrato e alla volubile struttura vagamente thrash-esque di “Dawn of fire”, la bonus track inedita (almeno in forma “ufficiale”) che rappresenta una lodevole aggiunta ad un programma già di per sé alquanto coinvolgente e soddisfacente.
Un’altra grande ristampa per la capace e appassionata etichetta bresciana (e non è finita qui …), dunque, da valutare come un imprescindibile investimento per tutti i sostenitori della musica metal, di qualunque età, razza, sesso, nazionalità, religione, convinzione politica, condizione sociale e culturale. In un mondo pieno di discriminazioni, una vera rarità.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?