Nato nel 1947,
Rick Derringer (vero nome Rick Zheringer) è protagonista del mondo musicale statunitense fin dagli anni ’60. La sua infinita carriera lo ha visto eccellere in particolare sia come session-man di lusso che come produttore. Un numero impressionante di collaborazioni con artisti di ogni genere, da Alice Cooper ai fratelli Winter, da Todd Rundgren agli Steely Dan, B. Midler, D. Fagen e tanti altri.
Derringer è stato anche al fianco di pop-star come Cindy Lauper e perfino al campione di Wrestling Hulk Hogan, per il quale scrisse e produsse il gagliardo inno “Real american”.
Il chitarrista non ha però incontrato lo stesso successo nelle sue avventure solistiche, che hanno spaziato dal rock’n’roll degli esordi al più classico stile blues. Soltanto nella seconda metà dei ’90, dopo una profonda conversione al Cristianesimo, Rick è riuscito a trovare una formula soddisfacente, ottenendo un discreto successo.
Ed il presente lavoro segue infatti le stesse coordinate dei precedenti, buon rockblues elettrico dal taglio elegante e raffinato. Troviamo qualche cover, tra le quali spicca la torbida “If 6 was 9” di Jimi Hendrix, ed una serie di pezzi composti insieme alla moglie Jenda, alla quale viene anche intitolata una canzone. Sfumature diverse, dai suoni secchi e tesi di “Sometimes” che richiamano i Cream, all’atmosfera morbida e fumosa da piano-bar della title-track, al tocco jazzy nello strumentale “Cat on a hot tin roof”.
Su tutto si staglia il chitarrismo caldo, variopinto e fantasioso di Derringer, che si esalta tra gli imperiosi solismi caratteristici del rockblues di matrice classica.
Una buona prova per il maturo artista americano, un disco piacevole per gli amanti del genere.
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