Quando parli di
Chris Caffery, a molti si drizzano le orecchie. Il nome del buon vecchio Chris, infatti, riporta alla mente i fasti di una grandissima band, ormai irrimediabilmente (ed inspiegabilmente, a mio avviso) persa nell'oblio del tempo: stiamo, ovviamente, parlando dei
Savatage, ossia il più grande rimpianto nella storia del metallo. E' inevitabile dunque che, ad ogni uscita di Jon Oliva, Zak Stevens o, appunto, Chris Caffery, i nostalgici si riaffaccino, ingordi di note che in qualche modo gli possano riportare alla mente i fasti di una band IMMENSA, che manca tanto, troppo, a tutti.
E mentre noi ce ne stiamo qui, persi in struggenti malinconie di quello che fu, mr. Caffery ci sforna il suo nuovo lavoro solista.
"House of Insanity" è un disco in puro "Caffery style", il che lo rende molto vicino alle sonorità dei summenzionati Savatage. Composizioni energiche, cariche di chitarre e riffoni com'è giusto che sia, e con un cantato (ad opera dello stesso Chris) che a molti potrebbe ricordare proprio quello di Jon, per il suo essere graffiante, cattivo, melodico ma "raschiato", caratteristica in grado, sin dall'opener
"Seasons Change", di dare all'album un taglio riconoscibilissimo e personale. Allora, discone? Ma neanche per sogno.
Al di là di quanto ho avuto modo di leggere in rete (ma certi recensori li ascoltano i dischi, prima di recensirli??? Mah!), infatti, le nuove composizioni di Chris, a mio modestissimo avviso, sono scialbe, fini a se stesse, e penalizzate da un cantato ai limiti del fastidioso, per quanto si sforzi di assomigliare a quello di qualcun altro! Come si fa ad infarcire i brani di ghigni mefistofelici, urletti e attacchi di raucedine (ascoltare per credere la title track
"House of Insanity"), solo per essere "più Savatage"? Dov'è finita la personalità? Brani come "
The Fleas", dal testo veramente approssimativo e dalla struttura trita e ritrita, dimostrano inequivocabilmente che qui non ci siamo proprio.
La cosa che più dispiace, tuttavia, è il rendersi conto di quanto i brani non riescano a sopravvivere all'ascolto, lasciando in mente e nelle orecchie una sensazione di vuoto cosmico che fa davvero paura.
E non basteranno di certo un paio di lenti tirati via ("
Madonna"), o la special guest Zak Stevens (sì, proprio lui!) a risollevare le sorti di un platter che suona ridondante, prodotto in maniera approssimativa e poco ispirato. Vogliamo poi, in conclusione, citare anche la cover di
"Get up, Stand up" di Bob Marley, rifatta in chiave metal? Brrr....
Mi dispiace tantissimo, vista la mia fede quasi religiosa per i Savatage, ma Chris Caffery NON E' i Savatage. In molti dei suoi passaggi precedenti aveva dimostrato di avere carattere e personalità; con
"House of Insanity", invece, offre il fianco ad un fisiologico calo dell'ispirazione. Niente di male, spero. Lo aspetto al varco alla prossima uscita.
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