Qualche evento imprevisto ed imponderabile, magari proprio dall'altra parte del globo, ha fatto si che il terzo album degli australiani
The Butterfly Effect finisse nelle mani del sottoscritto invece che in quelle di altri validi e gloriosi writer di EUTK.
Infatti, "Final Conversation of Kings" è un lavoro - ottimo! - che si muove tra le pieghe del progressive e di un rock alternativo ed un pizzico commerciale, con risultati davvero sorprendenti.
Il primo approccio è con "Worlds on Fire", che si dipana malinconica e sinuosa, con i The Butterfly Effect che si rendono subito autori di una prova individuale e corale di gran spessore, bilanciando spunti tecnici (un bel basso pulsante e ceselli di sax), intensità e feeling.
Un livello di qualità che, pur nella sua varietà di soluzioni, si mantiene costante per tutto il resto del disco, così come la superba performance del cantante, il bravo Clint Boge, e che raggiunge livelli di eccellenza su "Final Conversation", l'ossessiva "The Way", l'incalzante "Window and the Watcher", ed una "In These Hands" che talvolta sembra riecheggiare (sopratutto nel guitarwork) gli U2.
Sul disco non incappiamo comunque su alcun "riempitivo", ogni brano ha dalla sua soluzioni e sfaccettature interessanti, che però necessitano più di un frettoloso e superficiale ascolto, per essere colte ed apprezzate.
Il fatto che sia più indicato per coloro che apprezzano formazioni come Radiohead, Muse, ma anche i 30 Seconds to Mars, piuttosto che a dei truci metalhead, non toglie che ci si trovi di fronte ad un gran bel disco.
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