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Constancia nascono dall’iniziativa di Mikael Rosengren (Scudiero, Token) e si completano con la preparazione di Janne Stark (Locomotive Breath, Overdrive, Balls, Zello e Mountain Of Power), David Fremberg (Andromeda, Mountain Of Power), Michael Mueller (Jaded Heart) e Peter Svensson (Locomotive Breath, Mountain Of Power). Fin qui nulla di particolarmente sorprendente, ormai siamo abbastanza abituati a queste formazioni che prevedono variegati mix di personale più o meno noto e che di frequente spariscono dalla circolazione con la stessa velocità e disinvoltura con la quale vengono, apparentemente, assemblate.
Non stupisce nemmeno più la qualità media di questi prodotti, spesso, pure grazie a questioni squisitamente “tecniche”, contraddistinta da livelli di tutto rispetto, anche quando sembra piuttosto evidente la natura “estemporanea” dell’operazione.
Eppure in questo caso si va oltre, non ci si ferma ad una semplice “piacevolezza”, fonte di buone soddisfazioni uditive, ma incapace di impressionare fino in fondo.
Non dico che l’outfit svedese sia stato capace di produrre un disco assolutamente irrinunciabile, non ancora almeno, e proprio la consapevolezza di avere di fronte una band eccellente, che, però, non ha verosimilmente ancora raggiunto del tutto il suo apice artistico, mi fa sperare ardentemente che non si tratti del classico fugace progetto tipico dei nostri giorni.
Il modo di trattare l’hard rock melodico avviato dai Constancia è, infatti, davvero piuttosto avvincente, e non tanto per la formula selezionata (non del tutto “rivoluzionaria”, in ambito scandi-class rock!) che prevede esigue inoculazioni d’autentico “pomp”, somministrate in contemporanea a piccole dosi di “sobrio” prog metal, ma anche e soprattutto per il gusto con cui il tutto viene allestito all’interno di canzoni che fluiscono piene, corpose, ricche di forza espressiva e d’accuratezza interpretativa, oltre che tecnica.
I cinque musicisti danno reale prova del loro solido background musicale e della loro “cultura” (Janne ha dichiarato apertamente la sua ammirazione per i magici suoni di City Boy, Trillion e Styx) lungo tutta la durata dell’albo e la loro ispirazione si manifesta veramente “vitale” e di “grado superiore” in tracce come l’incisiva “Fallen hero”, l’ambiziosa e potente “Save me” e le sontuose “I wish I could fly” e “www.lostandgone.com”, meritevoli di riscontri altisonanti, seguiti nella graduatoria del consenso dalla bella “Dying by your flames”, dalla “semplice” e coinvolgente “Blind”, e dalle romantiche e intense “Little big you” e “Life is a mistery”, tutti pezzi che contribuiscono a spingere parecchio in alto le quotazioni di questo lavoro.
Altrove permane una notevole padronanza della materia e tuttavia diminuisce l’efficacia complessiva delle composizioni, motivo che, come anticipato, mi spinge a sperare, anche con un certo fervore, in una pronta replica, dove si possa rendere totalmente omogenea e consistente la bellezza di quest’intrigante forma di “metal aristocratico”, degno in ogni caso, fin da ora, di destare l’attenzione dei sostenitori di quella musica che, elaborando la lezione dei maestri Rainbow e Magnum, approda alla caratterizzazione del “versante” nordico dell’hard ‘n’ heavy (Jerusalem, Leverage, Eclipse, Pretty Maids, Glory, Royal Hunt, …).
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