Nonostante la giovane età questi quattro ragazzi napoletani sono già al terzo demo e vantano un discreto bagaglio di esperienze maturato sui palchi della loro regione natale.
Pop-punk, hardcore melodico e reggae sono gli ingredienti della loro ricetta in note, atta a cucinare una vivanda “light” resa appena un po’ meno istantaneamente “digeribile” da testi in madrelingua che affrontano temi di un “certo” spessore, anche se ovviamente espressi tramite la visione
tardo-adolescenziale inevitabilmente scaturita dalla loro anagrafe attuale.
Insomma, i
Peacebreakers sono “giovani”, ma fortunatamente non sono “stupidi” ed eccessivamente superficiali, nemmeno sotto il profilo musicale, sviluppato attraverso uno stile fluido e levigato, strutture armoniche semplici e accattivanti e pezzi ben realizzati anche dal punto di vista metrico, dimostrando competenza e consistenza in un genere dove non sono perlopiù richieste eccezionali capacità strumentali o un estro particolarmente spiccato e in cui però il gusto e l’intelligenza negli assemblaggi sonori costituiscono gli elementi di distinzione.
Melodie solari e cantato “d’ordinanza” (“Forse”, “Scegliere”), qualche moderata accelerazione (“Rabbia”) e una buona predisposizione alla “contaminazione” ska (la bella title-track e “M’immergo”), il tutto condito da interessanti bagliori di velleità vagamente “cantautorali”, rappresentano un programma perfetto per passare un quarto d’ora in compagnia di una musica priva di grosse pretese “artistiche” e tuttavia né soverchiamente banale né fastidiosamente leziosa, verosimilmente in grado di attizzare le orecchie di appassionati e pure di programmatori radiofonici (magari anche televisivi!) … nel settore c’è decisamente di peggio.
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