Esistono gruppi sulla faccia della terra che involontariamente suonano un genere musicale che per sua stessa natura non è etichettabile, e capita anche che queste band non pianifichino nulla, che insomma il tutto gli venga con la più semplice della naturalezza. In questa sorta di categoria rientrano anche gli
Overunit Machine, gruppo a cui è difficile dare una definizione, se non quella generica di Alternative. Il loro continuo spaziare da territori Rock, con forti accenti di quel Crossover tipicamente Americano, per poi tuffarsi in una sorta di sperimentazione Noise/Dark dalle forti tonalità criptiche li rende sfuggenti e non catalogabili. A dire il vero già un titolo come
Antropophobia è un piccolo indice di come agli Overunit Machine non piacciono le cose semplici, meglio quindi imbarcarsi verso una sperimentazione che poggiando le basi su un solido Rock/Metal li porti in lidi lontani, in questo senso l'ultima e lunga 111 parla chiaro: quasi dieci minuti suoni eterei ed evocativi, fra l'oscuro e drammatico, per poi chiudersi in un mare di rumore. Gli altri episodi che meglio possono descrivere la loro musica sono senza dubbio Dust To Dust, Son Of Shame e Judge My Sin, brano in cui emerge anche un certa vicinanza ai Korn. Dai riffs aggressivi e graffianti si entra con disinvoltura in soluzioni più dilatate e acide, dove la potenza viene messa in secondo piano per dare sfogo ad atmosfere quasi psichedeliche, sempre con quella originalità che fa degli Overunit Machine una band dalla forte personalità. Rock, Alternative, Dark, Nu Metal... di quello più sperimentale e contemporaneo, è tutto un grande pentolone in cui però gli ingredienti funzionano bene. Non sono affatto un gruppo facile, bisogna dedicargli il tempo che si meritano.
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