David Reece from Oklahoma è un signor cantante con una signora carriera alle spalle, ma la quasi totalità di voi, scommetto, non ne ha mai sentito parlare. Eppure, il signor David Reece from Oklahoma ha militato nientemeno che negli Accept (quelli di "Eat the Heat"), oltre che nei Bangalore Choir e, attualmente, negli svedesi Gypsy Rose, ed ha una di quelle voci che meriterebbero palcoscenici adeguati, calda e rauca com'è, da consumato rocker americano quale, appunto, egli è.
Nevermind, come direbbe Cobain: Reece mette in piedi una bella band, composta da
Andy Susemihl (U.D.O., tra gli altri), il bassista
Jochen Funders (Holy Moses) ed un certo
Stefan Schwarzmann alle pelli, e dà alle stampe un gran bel dischetto di puro hard rock, sanguigno e coinvolgente.
Sono tante le tracce che ascolti volentieri, dentro questo
"Universal Language", lavoro omogeneo e suonato (e prodotto) come dio Rock comanda; inevitabile che tutto giri intorno alla voce di David, ma vi assicuro che avere un signor chitarrista come Andy si sente, eccome! Riff granitici, o delicate pennellate, distribuiti con intelligenza e gusto, rendono canzoni come
"Before I Die",
"All the Way",
"We Were Alive" o
"Fantasy Man" dei piccoli gioielli, da ascoltare e riascoltare con piacere.
Pochi i cali di livello, per un album godibile, seppur non innovativo o imprescindibile nel mercato odierno, ma che ha dalla sua il merito di aver portato, sotto le luci della ribalta, un singer sanguigno e genuino, di certo soffocato sotto una marea di colleghi più blasonati e mediaticamente pompati. Io un'ascoltata, fossi in voi, gliela darei eccome.
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