Copertina 5,5

Info

Anno di uscita:2009
Durata:45 min.
Etichetta:Napalm Records

Tracklist

  1. CURSE THE SOULS
  2. THE RIVER'S RAGE
  3. A DARK BURIAL
  4. A MOURNERS KISS
  5. IN DARKNESS I SIGH
  6. OUROBOROS

Line up

  • Kenneth "Ripper" Olsen: vocals
  • Rolv-Erik "8-Ball" Berge: guitars
  • Øystein K. Øystein: bass
  • Adam Suleiman: drums

Voto medio utenti

Cos'è accaduto ai norvegesi Syrach? Pare che per Cenerentola sia scoccata la mezzanotte e da principessa sia tornata ad essere la semplice domestica che tutti ben conosciamo. Ricordo con affetto quel "Darkest Days" che due anni fa mi fece conoscere il gruppo e che mi spalancò dinnanzi tutto un nuovo mondo fino ad allora per me inesplorato. Quanto di buono si era visto ed ascoltato nel disco precedente è improvvisamente scomparso, lasciandoci un gruppo che pare aver smarrito la retta via ed il cui songwriting sembra essersi pesantemente impoverito. Difficile riuscire a capire a quale fenomeno sia da attribuirsi questo vistoso calo, ma è probabile che il cambio di chitarrista abbia influito sullo stile e sul lavoro della band. Tralasciando queste questioni e tornando a bomba su "A Dark Burial" va detto che il disco in questione suona sfibrante, con pezzi scialbi ed insipidi che nulla riescono a muovere in chi ascolta, requisito necessario soprattutto per suonare doom metal. La componente strettamente doom della musica, che già in passato era mitigata da un approccio più prossimo a territori heavy, con questo nuovo lavoro viene ulteriormente penalizzata, per cui non si incontrano nel corso dell'album i rallentamenti e le atmosfere oscure tipiche del genere, mentre più che altro si gioca su tempi quadrati e lenti nel loro incedere che più che giovare al disco ne rendono l'ascolto ancor più pesante.
Personalmente non mi aspettavo affatto un'involuzione tanto brusca quanto inaspettata, e di certo non posso caldeggiare l'acquisto del nuovo album dei Syrach. Aspettiamo il prossimo lavoro per vedere se si tratta di uno scivolone estemporaneo o se si tratta di una crisi ben più profonda e radicata. Noi speriamo che si tratti del primo caso.
Recensione a cura di Michele ’Coroner’ Segata

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