Un disco stranissimo, questo degl inglesi
Enochian Theory, uno di quelli che va ascoltato mille volte, per riuscire a penetrare la spessa coltre fumosa di mistero che ammanta le varie tracce dell'album. Prog rock a cavallo col metal e non scevro da mille contaminazioni, "
Evolution" ha dalla sua la rara capacità di affascinarti disturbandoti, creando nell'ascoltatore un senso di curiosità morbosa che ti spinge a riascoltare, approfondire, tentare di entrare in sintonia con la band.
Bellissimo l'artwork, futurista e vagamente inquietante, e bello l'incedere delle songs, che alternano momenti delicati e compressioni sonore quasi dolorose, pennellate melodiche e sfuriate nervose. A tratti mi ricordano gli Opeth, ma NON nella proposta sonora, quanto nell'intenzione melanconica e introspettiva. Il trio, peraltro, si avvale di un solido contributo elettronico, gestito dal mainman Ben Harris-Hayes e creditato sotto il nome enigmatico di "
The Lost Orchestra".
Bello e delicato il trittico "
The Dimensionless Monologue", spalmato sulle tracce 2, 3 e 4; coinvolgente e trascinante "
Movement", e molto potente e disturbante "
Apathia". Queste, forse, le perle di un disco molto omogeneo, pur nella sua struttura fatta di pieni e vuoti, autoriferimenti, silenzi urlati e molta buona, buonissima musica.
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