Copertina 9

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2009
Durata:49 min.
Etichetta:Code666
Distribuzione:Aural

Tracklist

  1. SIREN
  2. H.M.H
  3. COLD SLITHER
  4. SHADOW FELINE
  5. SCOURGER
  6. BLACK 6
  7. THE DIRGE
  8. ...OF MY DEAD SKULL
  9. WATCH THEM FLY
  10. IN SANITY

Line up

  • Devar: vocals
  • Odland: guitars
  • Aadland: guitars
  • Ottoegil: bass
  • Obdsaija: drums

Voto medio utenti

I Devar sono una band norvegese che viene da Bergen, la patria del Norwegian Black Metal, un trademark così forte che la band, pur di non rinunciarci, si inventa un improponibile nuovo stile, quello che loro chiamano “50’s black metal”, black metal degli anni ’50, volendo così intendere una commistione tra il rock di quegli anni e sfuriate black metal.
A dir la verità, se da una parte il loro rock va spostato almeno 20 anni in avanti, quindi agli anni ’70, per quanto riguarda il black metal, sebbene le sfuriate di cui sopra si inseriscano bene nelle composizioni, c’è da dire che nulla aggiungono alle canzoni, anzi sembrando davvero messe lì per far “scena” o per rivendicare le proprie radici, o peggio ancora per attirare una fetta di pubblico devota alla nera fiamma.
La verità è che il sound dei Devar può essere definito come un dark rock, dai tratti doomy, che talvolta richiama alla mente i Pentagram, ma con in più melodie malinconiche e decadenti, affini a certo goth rock.
Il risultato è decisamente piacevole, specialmente nelle canzoni più lunghe, “Cold Slither”, “Scourger”, “The Dirge” e “Watch Them Fly”, dove le composizioni si fanno a tratti avvincenti, intervallando momenti più intimi a sfuriate veloci, con il singer che sa alternare un tono clean, ma profondo, ad un altro più testosteronico e ruvido.
Il disco viene fuori alla distanza, superate le perplessità iniziali non può non stupire la fragile malinconia di momenti estemporanei, poetici, dove la bellezza delle linee vocali si sublima dissolvendosi in una disperazione senza fondo. Da questo punto di vista la musica dei Devar è “emo” nel senso più autentico della parola.
Alternate Endings” non è un disco facile, ma è un disco bello, ricco di emozioni, una nera perla nel marasma generale di uscite tutte uguali. Da avere e ascoltare fino a consumarlo, soprattutto in vista dell’incipiente stagione fredda e buia.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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