...e che le orde del male si riuniscano per sferrare l'ultimo attacco mortale. No, non è una barzelletta, è l'aria che si respira ascoltando il Black Metal dei connazionali
Rexor, band che finalmente giunge al debutto con questo
Ain. Una piccola e devota scheggia impazzita che si rifà al più tradizionale del Black Metal, quello Norvegese: scarno, minimale, oserei dire essenziale con quella violenza fatta di cinismo e assoluta non-convivenza con qualsiasi tipo di compromesso. Guardando la copertina devo confessare che mi sarei aspettato qualcosa di più etereo e sottile, un po' alla Darkspace oppure alla Azrael, e invece è il caso di dire che questi Rexor si propongono come unico problema la distruzione totale. Meglio sorvolare sui soliti aspetti che riguardano una possibile via originale al Black Metal perchè dentro Ain è un continuo tributo alle sonorità che furono, con un occhio in perenne "strizzamento" a quel Pure Holocaust degli Immortal che non finisce mai di fare scuola. I famosi cattivi maestri. L'attacco è di quelli furiosi e senza sosta anche se alla lunga questo approccio senza compromessi rischia di paralizzare la musica dei Rexor sotto una montagna di violenza cieca e gratuita. Questo album è indirizzato sicuramente verso i die hard fans del genere che non aspettano altro se non un bagno di sangue, condito magari dal solito (e ormai ultra-abusato) concept anticristiano/satanista in salsa Latina. Che non è una variante sud americana al Black Metal, ma il continuo uso della lingua dei bei tempi andati. Pochi giri di parole: violenza, face painting, cattiveria... fate voi.
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