Il nome del gruppo, che sembra rimandare alla mitologia nordica, e la stessa nazione di provenienza (la fredda Norvegia) mi avevano portato a pensare agli
Hjallarhorn come ad una Black Metal band, magari una di quelle contaminate dall'Epic e dal Folk.
Invece... a sorpresa questo è un biglietto per un viaggio a ritroso nel tempo a suon di Thrash Metal, di quello d'annata, e non mi stupisce affatto scoprire che il gruppo si era formato, ad Oslo, già nel lontano 1993, per poi scomparire sino al 2004, quando hanno iniziato a lavorare sui demo (ben 3) che hanno preceduto l'esordio discografico "Iron Clad Soldiers".
E così ecco l'opener "Battle of Repulsion" che vede subito gli Hjallarhorn maltrattare i Motorhead (e, in effetti, ricorda un po' "Aces of Spades") e gli Iron Maiden, e sulle stesse coordinate irrompe poi "Iron Clad Soldier", che rispolvera i primi Metallica, anche se il cantante e chitarrista Dani Nilsen, non si rivela certo all'altezza di James Hetfield, nemmeno di quello più acerbo degli esordi. Su "Brigade" provano anche la via degli arpeggi, che aprono un mid tempo invero piuttosto noioso, riescono decisamente meglio sulla successiva "Blood and Black Lace", dove i nostri incrociano i Metallica con dei vecchi eroi della N.W.O.B.H.M. come Chateaux, Grim Reaper e Blitzkrieg. Gli Hjallarhorn premono maggiormente l'acceleratore su "The Horn", "Scathed and Torn" e sulla conclusiva "The Machinist", per poi rallentare concedendo, anche solo momentaneamente, qualcosa alla melodia nella prima parte e nel finale di "Eye of the Storm", brano più coraggioso ed articolato di altri ma mal interpretato da un Nilsen in palese difficoltà.
Ottime le intenzioni, ma per quanto apprezzabili, risultati non ancora all'altezza.
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