Moongarden - A Vulgar Display of Prog

Copertina 8

Info

Anno di uscita:2009
Durata:65 min.
Etichetta:Distilleria Music Factory
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. BOROMIR (6:50)
  2. AESTHETIC SURGERY (10:00)
  3. MDMA (7:15)
  4. AFTER MDMA "FROM LEZOOH TO MIRYYDIAN" (5:00)
  5. WORDZ AND BADGE (8:15)
  6. DEMETRIO AND MAGDALEN (6:35)
  7. ENTER THE MODEM HERO (8:00)
  8. COMPRESSION (16:30)

Line up

  • Simone Baldini Tosi: vocals
  • Cristiano Roversi: Keyboards, Chapman Grand Stick
  • David Cremoni: Electric and acoustic guitars
  • Mirko Tagliasacchi: Fretted and Fretless Basses, Bass Pedals
  • Maurizio Di Tollo: Drums and Percussions

Voto medio utenti

Disco elettrico, fresco ed ispirato, questo nuovo capitolo dei nostrani Moongarden, prog rock band dalla storia altalenante, ma dal passato intriso di Musica, di quella con la M maiuscola. Stavolta, abbandonate le inflorescenze theateriane e le eccessive concessioni melodiche dello scorso capitolo, i Moongarden si avvalgono di una più nutrita cooperazione in fase di suoni elettronici, mettendo su disco un prodotto convincente, ascoltabile ed originale.

Sin dal provocatorio titolo, che ovviamente richiama al capolavoro dei Pantera, la band gioca un po’ a prendersi poco sul serio: si veda, a tal proposito una copertina ed un artwork disegnati, ad occhio e croce, da bambini di 3 o 4 anni! Divertente, ti incuriosisce.... ma poi, cosa succede, appena premuto il tastino "play"?
Succede che ti ritrovi ad ascoltare un prog rock nato dai Genesis, ma evoluto ed in evoluzione, somigliante per certi versi agli Spock's Beard, ma molto elettronico, con qualche spruzzatina di Saga qua e là. Musica da maestri, da mestieranti del genere, che si lascia ascoltare grazie alle rinnovate muscolature chitarristiche, ma che, come ogni buon disco prog che si rispetti, necessita di una miriade di "giri" sul lettore, prima di poter essere coerentemente disassemblata, esperita, rimontata e goduta appieno.

I sedici minuti e passa della conclusiva e Genesis-iana "Compression" sono l'esatta e dovuta conclusione di un disco multiforme, variegato, e sempre pronto ad offrire sfumature sonore e di arrangiamenti. Ho molto apprezzato "Aesthetic Surgery", col il suo ritornello doloroso e sofferto, "MDMA", elettronica e quasi sussurrante richiami ai Depeche Mode, e dal meraviglioso assolo di chitarra. Ci sento moltissimo del lavoro solista di Peter Gabriel, anche se qui le varie componenti sono spesso rimescolate, in modo da fornire pochi punti di riferimento all'ascoltatore; anche i fans dei novelli Transatlantic non rimarranno delusi da un album davvero dai mille ascolti. Sicuramente un disco affascinante, per quanto difficile ed intricato nel suo svolgersi.
Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

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