Mmmm. … Band tedesca, un titolo come “Keep the flame alive” … Era plausibile attendersi un “fiero” gonfaloniere germanico nell’ambito delle armate di heavy metal classico … E invece no, poiché la “fiamma” di cui parlano i
Nine-T-Nine è quella meno “enfatica” dell’AOR, e, sorpresa nella sorpresa, essa arde con un’intensità talmente prepotente da mettere in “difficoltà” anche il più celebre e titolato dei “piromani” specializzati.
I sette alemanni dimostrano di possedere un impressionante spirito radiofonico evoluto e rischiano davvero di soverchiare la concorrenza, illuminando la loro prima uscita “ufficiale” (all’attivo anche un disco autoprodotto, “Live 2004”) con un’ispirazione e una forza espressiva veramente tangibili, in grado di avvicinarli “pericolosamente” ai grandi del settore senza scadere in pesanti “simulazioni” o pacchiane “forme derivate”, fornendo, finanche all’ascoltatore maggiormente smaliziato, la netta immagine di una formazione molto preparata e soprattutto meravigliosamente propensa a raccogliere l’eredità più pura di questi suoni, riportando la mente direttamente all’epopea aurea degli eighties.
Sono rimasto veramente sbalordito dalla qualità media delle canzoni contenute in questo full-length e lo scoprire che i suoi autori nel 2009 hanno festeggiato il decimo anno di vita, accentua ulteriormente il mio disorientamento: dove sono stati finora? Perché il loro non è stato sbandierato tra i nomi “nuovi” più importanti del settore? E, soprattutto, perché IO non li conoscevo?
Per evitare di incorrere nella mia stessa
imperdonabile mancanza, invito tutti i sostenitori del rock melodico a sbarazzarsi da ogni condizionamento, a soffocare per un attimo l’attrattiva per tutte quelle bands infarcite di vip ed a concedere una possibilità di “parola” anche a questo manipolo d’illustri “sconosciuti”, capaci di comunicare con i nostri sensi attraverso una sintassi “familiare” nei vocaboli, ma incredibilmente suggestiva e avvincente nei contenuti.
Sfido chiunque abbia a cuore le sorti di questi lidi sonori, a non ammettere, infatti, che è necessaria una dose imponente di talento e vocazione per scrivere e interpretare brani d’enorme caratura (ma, come anticipato, anche il resto del programma si attesta su livelli prossimi all’eccellenza) come “Caught in a trap”, “Not easy to forgive”, “Faith” (eccezionale!), “Bus stop” (nel suo testo i frequentatori di “mezzi pubblici” si potranno agevolmente riconoscere!), “The way you touched me”, “Light my life” (meravigliosa!), “Sandy” (sublime! Inclusa pure in “Unchained” un Cd –sampler della label californiana 272Records), “Shoreline” (un southern-proggy-FM rock pregno di notevole fascino!) e “Sunshine” (irresistibile!), fatti essenzialmente della stessa “pasta” che ha reso gente del calibro di Toto, Survivor, Asia e Foreigner parte integrante di quella nobiltà (ancora inarrivabile) in possesso delle chiavi di un suono emozionante e suggestivo che, in ogni caso, con i Nine-T-Nine rivive al massimo della sua brillantezza attraverso una professionalità e una misura artistica assolutamente impeccabili.
In conclusione, un paio di notazioni sui singoli, sottolineando al tempo stesso la rilevante coesione e l’invidiabile equilibrio esecutivo raggiunto collettivamente dai nostri (proprio come succede nei grandi
gruppi che vogliono onorare tale definizione): la prima va a Sharky, un cantante che sostiene l’importanza del suo ruolo in maniera irreprensibile, grazie ad intensità, duttilità e ad un timbro che combina con spiccata personalità elementi di Wetton, Adams, Mogg e Bolton, mentre la seconda risulta appannaggio del keyboard player Jürgen Bärmann, smagliante epigono di quella tradizione di tastieristi che non hanno bisogno di megalomanie “virtuosistiche” per marchiare adeguatamente (spesso con un mirabile tocco pomp) momenti musicali di classe nitidissima.
“Keep the flame alive” è una vampa melodica di primissima scelta, i Nine-T-Nine sono un’autentica rivelazione, e insieme finiscono di diritto nella mia personale playlist annuale.
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