Sono passati sette lunghi anni da quando gli
Immortal pubblicarono il loro ultimo disco intitolato Sons Of Nothern Darkness. Anni di attese e di speranze per tutti gli amanti del Black Metal, del resto gli Immortal non sono proprio una band qualunque, si può dire che incarnano perfettamente il tipico immaginario che all'inizio degli anni 90 contribuì a creare un "piccola" rivoluzione musicale nella fredda e innevata Norvegia. Qualche avvisaglia da parte di Abbath bisogna ammettere che si era intuita con la pubblicazione del primo disco degli
I (una lettera che non cade per niente a caso...), era impossibile che ci si sarebbe limitati ad un semplice, quanto onesto, side project. Adesso i tempi sono maturi e quindi che le orde si riuniscano nell'attesa di essere investiti da una nuova tempesta glaciale.
All Shall Fall è una sorta di viaggio spazio/temporale nel passato, è un album che riporta a quel magico 1999, anno in cui dall'oscurità emerse un ice berg intitolato At The Heart Of Winter. I legami con quel disco non sono affatto nascosti, anzi rivivono con una certa costanza in questo ritorno andando ad influenzare svariati aspetti, dalla produzione fino ad uno stile più calmo e melodico. Non è una bestemmia ammettere che forse All Shall Fall è la cosa più melodica che abbiano mai composto. Melodica ho detto, non moscia. In canzoni come The Rise Of Darkness, Mount North e Unearrthly Kingdom non solo si torna a respirare quel freddo polare che soltanto loro sanno sprigionare, si ritorna anche a quel trademark immediatamente riconoscibile, per non parlare dell'ugola al “gusto di carta vetrata” che solo Mr. Abbath possiede. L'alternanza fra arpeggi e aggressioni è estremamente bilanciata, ma in tutto questo si insinua anche una piacevole sferzata di Heavy Metal classico in sede solista ma anche ritmica, e non sono pochi i riff che si rifanno a questo stile piuttosto che al marcio Black Metal dei loro esordi. Dopo sette anni di assenza dalle scene forse non era possibile chiedere di più. All Shall Fall è un solido e robusto album da cui ripartire, magari non così diretto e di facile fruibilità, ma pur sempre 100% Immortal. Non è un cd che si digerisce al primo ascolto però cresce con il tempo per poi dimostrare tutto il suo valore. Ben tornati.