Gli Ianva. Quale affascinante mistero custodisce questa formazione che sin dal suo esordio non fa che immettere nell'aria Musica che rispecchia sempre di più, con lo scorrere inesorabile del tempo, il più puro concetto di Arte? Dall'esordio intitolato Disobbedisco! si è giunti a questo secondo capitolo che risponde al nome di Italia: Ultimo Atto, un titolo che racchiude in se dei significati che possono sembrare quasi delle sentenze sulla storia della nostra nazione dal 1943 per giungere ai tempi odierni. L'impresa sembra ardua e impossibile, ma gli Ianva ci riescono, tinteggiando un affresco sonoro che è per sua stessa definizione popolare, con un rimando continuo alla lezione impartita da un cantautore come De Andrè, e la stessa regione di provenienza non è un caso fortuito.

A dire la verità il modus operandi che il complesso mette in evidenza è fortemente eterogeneo, ricco di sfumature e rimandi a mondi anche lontani stilisticamente. Una sorta di enciclopedia storica, però musicata a dovere, con un gusto per il dettaglio che rasenta il poetico, sin dal prologo iniziale: oscuro, che sa di condanna, e che le parole di Pasolini rendono quasi apocalittico. La fusione fra concept e musica negli Ianva riveste un peso di importanza fondamentale, non è possibile concepirli separatamente, ne andrebbe di mezzo la loro stessa ragione di esistere come artisti/musicisti/poeti. Nella sua lunga durata questo disco non annoia mai offrendo continui spunti di riflessione (anche molto discutibili quando si scende in velate, ma pur sempre evidenti, prese di posizione storico/ideologiche) in brani come Dov'Eri Tu Quel Giorno? e Bora. La prima sugli avvenimenti contemporanei/successivi all' 8 Settembre 1943, la seconda sulla questione dolente delle Foibe, e dei Partigiani Titini. Anche lo stragismo dei cupi e torbidi anni 70 non è risparmiato dalla bellissima L'Estate Dei Silenzi, per non parlare della calda e avvolgente traccia tributo a Luisa Ferida, attrice che segnò l'immaginario della generazione dei decenni 30/40 prima di essere fucilata in seguito a pericolose collaborazioni con i combattenti della Repubblica Sociale di Salò, o presunte tali. Non è questo ne il luogo ne il momento di aprire pericolose polemiche.

Una prestazione sotto il punto di vista prettamente tecnico maestosa, dove l'uso di numerosi strumenti acustici dona al tutto una vitalità che pulsa. Il grosso ad ogni modo è imprigionato in un concept esposto e scritto con una maturità che sfocia nella poesia, dove i testi hanno un qualcosa di semplicemente bello, dall'accostamento delle parole, alle metafore e alla loro messa in voce. Folk, musica Popolare, un certo gusto per la tradizione dei nostri cantautori, questi sono gli elementi di fondo su cui gli Ianva costruiscono un intenso viaggio nella storia Italiana, ricca magari anche di metafore e riferimenti ben calibrati che sfuggono da certi ambienti un po' marziali e militanti, tendenti ad una banalizzazione che nel loro caso non è nemmeno lontanamente intuibile. Il disco definitivo di questo 2009.