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The Camp Hours sono una bella sorpresa per tutti quelli che amano la musica ricca di poesia, intensità, inquieto romanticismo e assolutamente non banale.
“Wise as a tree” è un concentrato di tutte queste cose, divulgate attraverso un rock ad ampio spettro (tra indie, prog, pop e influssi sixties) capace di un grande potere di suggestione, visionario, delicato, etereo ed intimista, ma anche in grado di arricchire di pulsanti bagliori elettrici la sua espressione artistica, rendendo il quadro complessivo una sorta di lungo viaggio tra le pieghe dell’anima, così bisognosa di essere accarezzata e pungolata, impressionata e blandita.
Illuminate affinità con i suoni elargiti da Radiohead, Pink Floyd, The Beatles e Porcupine Tree, possono fornire un vago indizio di quale sia l’approccio musicale di Carlo Di Buono, vero mastermind del progetto, e dei suoi abili collaboratori, ma quello che sorprende davvero è la notevole personalità con cui i nostri affrontano la materia, riuscendo, lo ripeto, a raggiungere le profondità sensoriali degli ascoltatori, che si ritroveranno a beneficiare di tale sollecitazione con reazioni emotive che vanno dal sorriso, all’affrancamento dalle frustrazioni, alla malinconia “nostalgica”, procurando quell’intensa forma d’appagamento tipica di chi non teme o non si vergogna di guardare in faccia un’emozione vera e prepotente.
L’equilibrio tra gli strumenti e una voce “essenziale” ed espressiva, l’uso sagace dell’elettronica e di piccole porzioni orchestrali, la forza creativa delle composizioni, il tutto registrato e prodotto con notevole cura e precisione, fanno di “Wise as a tree” un prodotto da fruire in sequenza, senza pause o distrazioni ed è per questa ragione che è difficile effettuare delle selezioni … forse, sforzandosi, si potrebbe parlare di “Road to London”, “Sunday meet”, “Falling down” e “You’re singing for me” come di momenti musicali veramente di classe superiore e tuttavia anche nel resto del programma è possibile rintracciare tanto talento e imponenti impulsi emotivi.
Non mi resta che concludere esortando il lettore ad essere pure lui “saggio”, a non guardare solamente lontano alla ricerca di sensazioni autentiche e offrire una meritata possibilità di comunicazione anche a quest’interessantissima proposta nostrana.
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