Il talentuoso Steve Grimmett, dall'intensa carriera dietro al microfono di Grim Reaper, Chateaux, Onslaught, Lionsheart e più recentemente della Steve Grimmett Band, ha colto al volo la possibilità di collaborare con il chitarrista statunitense Steve Stine (dai due cognomi il monicker adottato dalla band), e così i due, grazie all'apporto della sezione ritmica dei Sons of Poseidon: Hat e Dave Johnson, l'anno scorso hanno inciso un album che ora viene riproposto dalla Metal Heaven.
"Grimmstine" si riallaccia ai più recenti trascorsi, non allontanandosi poi di tanto da quanto ascoltato su "Personal Crisis", realizzato un paio d'anni fa dalla band solista di Grimmett, più Melodic Rock che N.W.O.B.H.M., quindi largo spazio a spunti melodici, con diversi pezzi lenti, su tutte le ballad "You'll Never Know" e "This Don't Look Like Love to Me", l'acustica "To Sing a Lullabye (Immy's Song)", ma pure "You Give Me Love" e "Til They Take My Wings", ed altri brani che rimandano alla lezione Hard statunitense come "Supernatural", l'ottima "Straight As An Arrow" o la più robuste ed ottantiane "Got Nothing But Time" e "Afraid of the Dark".
L'inizio, dopo l'interlocutorio strumentale "Memory", è comunque all'insegna dei ritmi elevati con la tagliente "911", ben scandite dalla sezione ritmica e fatta poi vibrare dall'efficace guitarwork di Stine e dall'ugola calda ed affilata di un Grimmett in grande spolvero.
Un tocco british ci viene incontro e si fa spiccatamente maideniano su "To Catch a Killer" per prendere toni più power con "It's Over" ed un po' più cupi con la meditata (ipotetico punto d'incontro tra Black Sabbath e Whitesnake) "Prisoner".
L'unione di forze tra United Kingdom e United States simboleggiato sulla copertina dell'album, non ha dato tutti i risultati sperati, con i
Grimmstine che, per quanto dotati, si limitano a dare vita ad un album sì onesto ma talvolta lezioso e con pochi momenti realmente stimolanti.
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