Rigirandomi per le mani il bel digipack degli
A Hill to Die Upon (a proposito: stupenda copertina!) avevo subito pensato ad una band di Epic & Pagan Black metal, ma questa formazione statunitense nel corso del proprio esordio, "Infinite Titanic Immortal", ha poi dimostrato di aver anche altre intenzioni, scombussolando ed integrando un substrato di solido Black con potenti iniezioni di Death Metal e Metalcore.
E gli A Hill to Die Upon riescono a fare tutto questo discretamente bene.
L'ugola di Adam Cook è sufficientemente abrasiva ed il resto del gruppo (al di la di una resa troppo fredda della batteria) gli va dietro, sia nei pezzi dove è il Black a tirare le fila ("Prometheus Rebound"), sia nelle schegge Death d'ispirazione scandinava ("This King Never Smiles" o "Heka Secundus"), come nei pezzi che aprono ad influenze più moderne ("The Dark Road"), facendo poi anche un discreto lavoro nel lungo strumentale, "Rime", che chiude l'album.
Ad ogni modo gli A Hill to Die Upon (suppongo che il loro nome possa fare riferimento al Golgotha) danno il meglio sulle articolate e sfaccettate "Twin Heads of Vengeance" e "Eclipse of Serpents" o la più thrasheggiante "Titanic Essence".
E se l'aspetto musicale non è poi così facile ed immediato da inquadrare, lo stesso non si può certo dire dell'approccio lirico, dato che i testi sono riconducibili ad una matrice cristiana.
Nel complesso un buon esordio.
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