Nuovo album dei
Masters of Reality, per l’occasione duo formato dal polistrumentista Chris Goss e dal drummer John Leamy, che come tradizione si avvalgono però di una manciata di amici-ospiti ( D.Catching, B.O’Connor, ecc.).
Decisamente più elettrico e rock-oriented del precedente “Give us Barabbas”, che privilegiava la vena acustica e romantica del gruppo, il disco propone lo stesso sound affilato e spigoloso di bands come Queens of the Stone Age, Fatso Jetson, Mondo Generator, ed altre di quel particolare scenario statunitense. Quindi canzoni dove ritmiche di precisione implacabile sostengono linee nette, secche, sostenute, fino a creare un groove dal sapore quasi robotico (“Absinthe Jim and me”, “Worm in the silk”). Soprattutto una grande abilità nel realizzare melodie intelligenti dal fortissimo appeal radiofonico, senza rinunciare ad un pizzico di ruvidità desert-rock (“Always”, “Testify to love”). Brani non troppo distanti dagli acclamati hits di Josh Homme e compagni, d’altronde già prodotti dallo stesso Goss in “Era vulgaris”.
Questa volta troviamo anche qualche concessione alla libertà del rock più puro, vedi la sorniona “The whore of New Orleans” ma soprattutto i dodici minuti finali di “Alfalfa”. Improvvisazione strumentale dall’atmosfera fluidamente psichedelica, con toni mai esasperati e di ottimo gusto.
Nel disco ci sono un paio di episodi meno brillanti, ma l’insieme fotografa una formazione magari difficilmente catalogabile, però in gran forma.
Chi ama questo tipo di moderno rock americano, rimarrà soddisfatto dai Masters of Reality.
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