Nel panorama metal di questi ultimi anni, i Nevermore sono riusciti a ritagliarsi un piccolo spazio molto importante, a dispetto delle varie mode e stili musicali che si sono imposti di volta in volta. Mano a mano che i loro lavori prendevano luce e si imponevano sul mercato il talento del gruppo, che si mostra sia sotto forma di perizia tecnica che come qualità del songwriting, prendeva connotati sempre più definiti e rilevanti. Il precedente "Dead Heart In A Dead World" aveva rappresentato la perfezione assoluta da questo punto di vista: univa infatti una tecnica esecutiva straordinaria a canzoni perfettamente bilanciate tra violenza e poesia, il tutto legato da una produzione che aveva pochi eguali tra le uscite del momento. Dopo un siffatto capolavoro quindi le aspettative per "Enemies Of Reality" non possono essere che molto elevate. Warrel Dane e soci hanno deciso di proseguire a grandi linee lungo il sentiero tracciato da DHIADW, spostando però il baricentro delle canzoni verso una ferocia esecutiva che a tratti lascia interdetti. Se ad esempio con l'iniziale titletrack si può riconoscere subito il classico suono Nevermore, sia nelle armonie che nell'incisivo ritornello melodico, la successiva "Ambivalent" presenta dei riffs al limite del death metal, che disorientano inizialmente per potenza e cattiveria. Gli episodi più melodici passano in secondo piano, e solo nella struggente "Tomorrow Turned Into Yesterday" (oltre che in "Who Decides"), si possono riascoltare gli echi di passate composizioni quali "Believe In Nothing" o "The Heart Collector". La voce di Warrel Dane si eleva sempre con il consueto carisma e duttilità, con una un maggior uso dei cori nei ritornelli rispetto al passato, e alza di livello canzoni altrimenti piuttosto banalotte e poco significative (principalmente "Never Purify" e "Create The Infinite"), mentre la chitarra di Jeff Loomis ha libero sfogo per le sue pirotecniche evoluzioni agli assoli. Trova spazio anche una sperimentazione campionata cyberdisturbante a nome "Noumenor", che fa da preludio alla conclusiva e devastante "Seed Awakening", che contende a "Tomorrow Turned Int Yesterday" il titolo di "best song". In conclusione "Enemies Of Reality" rappresenta un lavoro godibilissimo e di ottimo livello, ma che non riesce a replicare lo sfavillante splendore delle precedenti realizzazio0ni, complice anche una produzione piuttosto confusa che nasconde e lascia in secondo piano l'ottimo lavoro di Van Williams dietro le pelli (ma si parla di un remastring integrale del lavoro per ovviare a questo problema). Sono necessari diversi ascolti per levarsi di dosso la resina di "Dead Heart…" e per poter ascoltare senza alcun preconcetto ciò che i Nevermore propongono nel 2003. Per conto mio ho la segreta certezza che la violenza dei nuovi pezzi mieterà parecchie vittime ai concerti, staremo a vedere.
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