One, two, three, four, five, six, fuck you!!!Pochi numeri e ancor meno parole... ma mettono subito in chiaro le intenzioni degli
One Trax Minds, che si dedicano a proporre del sano e rutilante Punk Rock, sulla scia di gruppi come i The Clash, Stiff Little Finger, Sham 69 o Social Distortion. Questi quattro ragazzi approcciano il genere con una buona dose grinta, un più che discreto orientamento lirico e con dedizione alla causa.
Non sono pochi i chilometri (o meglio le miglia) che separano Sulmona da Londra o Belfast e ancor più dalla California, ma la musica è evidentemente in grado di accorciare le distanze, perlomeno la cosa riesce al loro autointitolato esordio. "One Trax Minds" si compone di quindici canzoni, tra cui "The Church of the Holy Spook" (cover di Shane MacGowan and the Popes), che mostrano i denti con un sound e delle vocals sporche e ruvide il giusto, e che nella sola "Radio War" si avventurano per territori "inesplorati" (ai tempi anche i The Clash ci flirtarono...) senza disdegnare sonorità reggae.
L'opener "I'm Giving All", "Something About Nations" o "Bad Company" (quello più vicina allo spirito dei The Clash) sono invece alcuni dei brani che meglio rappresentano lo spirito stradaiolo e punkettaro degli One Trax Minds, che sanno realizzare pezzi ammiccanti e sempre vivaci, con delle chitarre più presenti del "solito" ma mai strabordanti.
Un plauso quindi al gruppo e pure alla Indelirium Records (che ha fatto uscire l'album in un bel digipack) per averci creduto.
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