All'ombra della Mole Antonelliana nascono gli
Shadows In Heaven, che si affacciano alla scena musicale tricolore con il loro primo lavoro completamente autoprodotto dal titolo
"From The Depth". Con la loro prima creatura questi torinesi ci propongono un death metal melodico come da migliore tradizione svedese, pur non avendo nulla a che spartire con gente come At The Gates, In Flames e compagnia bella: immancabile certamente il gioco di alternanze tra scream e voce pulita, come anche tra chitarre dall'attitudine metal e momenti più maliconici e melodici, il tutto costruito attorno a brani che cercano di suonare il meno scontati e prevedibili possibile, ricercando quindi soluzioni complesse e non banali. Ascoltando questo "From The Depth" emerge di certo come il gruppo sia ancora acerbo, poichè il songwriting (pur mettendo in luce alcuni momenti pregevoli) appare ancora da affinare, sorpattutto a causa di brani che peccano di poca incisività e che a tratti danno l'impressione di non sapere nemmeno loro dove andare a parare, soprattutto a causa di una ricercata vena "progressiva" che butta più carne al fuoco del necessario. Se poi la voce di Massimiliano Lullu nei frangenti puliti è efficace e appropriata al contesto musicale degli Shadows In Heaven, lo stesso non si può affermare quando sfodera lo scream/growl, poco incisivo e fiacco, quando invece una voce più bassa, oscura e cavernosa avrebbe dato tutt'altro spessore alle canzoni. Le registrazioni poi fanno emergere come questo "From The Depth" sia frutto di un lavoro amatoriale, con suoni non proprio ottimali che tendono a smorzare la potenza delle due chitarre e che fanno dubitare a larghi tratti della presenza di un basso, mentre la batteria è relegata solamente sullo sfondo.
Tralasciando i vizi di registrazione (tutt'altro che essenziali ai fini del lavoro, soprattutto se si tratta del primo per una band), è abbastanza evidente come gli Shadows In Heaven abbiano ancora da lavorare per trovare la loro strada, e come il songwriting vada affinato levando quegli orpelli che troppo spesso si rivelano dannosi ai fini dell'ascolto.
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