Il disco che tutti si aspettavano, la promessa mantenuta. Ecco, in pochissime parole, il nuovo “
Everything remains (as it never was)”, ultima fatica discografica degli svizzeri
Eluvetie. La stessa
info sheet lo definisce “il disco perfetto” e, dopo ripetuti ascolti, sono quasi propenso a dargli ragione, una volta tanto. Dopo il capitolo acustico di “
Evocation I: The Arcane Dominion”, la stessa band si era affrettata a far sapere che esso sarebbe stato un intermezzo tra due albums prettamente metal, ed il nuovo lavoro è qui a dimostrarcelo.
Sin dalle prime note dell’intro “
Otherwood”, infatti, si disegnano tutte le coordinate sonore per il folk metal più puro ed intransigente, che esplode, nella sua versione più tirata e rabbiosa, nella stupenda title-track, una mazzata sonora tra capo e collo come non ne sentivo da tempo. Le parti più prettamente folk sembrano quasi cedere il passo ad una sfuriata metal dietro l’altra, come se la bestia, dopo un album acustico, scalpitasse per venir fuori. Brani inarrestabili, potentissimi, dove le parentesi agli strumenti tradizionali sanno ritagliarsi spazi brevi ma indimenticabili, ma dove a farla da padrone è la potenza sonora più selvaggia e dirompente, guidata magistralmente dai growls epocali del mastermind Christian. Un terremoto sonoro che non si ferma e non si arresta davanti a niente e nessuno, passando per brani come “
The Essence of the Ashes”, “
(Do)Minion”, che sapranno entrare di diritto nei classici della band.
Uno via l’altro, 13 momenti di metallo urlante, accompagnato dai ricami gentili e malinconici di Anna, Meri e Patrick, mentre la sezione ritmica sferraglia all’inverosimile.
Questo, in poche parole, il nuovo, atteso, bellissimo album degli Eluvetie, ormai paragonabili solo a se stessi. Guai a chi se lo perde.
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