I
Dhos, trio bolognese, propongono un rock alternativo mai esasperato e dai toni piuttosto ombrosi. I brani hanno un buon groove, momenti di robustezza e qualche refrein accattivante.
Tra i vari episodi si notano cadenze pigre e sabbiose che richiamano il desert-rock americano (“Butterfly”) oppure altre più nervose ed hard-bluesy (“D.dance”). In qualche momento emerge una urgenza dal sapore psycho-stoner, che mi ha ricordato gruppi come On Trial, We, Beaver, unita a melodie ben congegnate (“Perfect day, No answers”). Altra caratteristica della formazione emiliana è una sperimentazione elettronica, non invadente, che si manifesta nella voce sempre filtrata, in un contorno di effetti che non modificano la sostanza delle canzoni (“Is it cruel?”), ed in un paio di brevi intermezzi, tutto sommato un po’avulsi dal contesto.
Dunque una prova più che sufficiente per i Dhos, anche se devono sviluppare le loro idee in maniera ancora più completa. Se riusciranno a farlo, potrebbero rivelarsi l’ennesima piacevole sorpresa emersa dal panorama rock underground italiano.
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