Il fascino che suscitano i
The Project Hate MCMXCIX è un qualcosa di misterioso, perchè non sono una band con uno stile molto canonico, anzi sembrano nati per esplorare i meandri e i confini di diverse sonorità nel momento in cui vengono a scontrarsi, per poi rinascere in un qualcosa di apparentemente indecifrabile, ma nel caso di questi musicisti molto solido e corposo. The Lustrate Process è il nuovo capitolo di una discografia che diventa con il tempo sempre più nutrita e sostanziosa, ma soprattutto è un nuovo tassello nel processo evolutivo che adesso li ha portati sino ad un perfetto bilanciamento fra la parte tipicamente Heavy Metal (che al suo interno mette in mostra uno spettro di soluzioni che assorbe un po' tutto il Metal estremo) e quella più sperimentale: Industrial, Elettronica, musica Sinfonica e in conclusione anche un gusto vagamente freddo e meccanico che invece di annoiare l'ascoltatore fa emergere un'atmosfera oscura e piena di misteri. Come da tradizione gli album dei The Project Hate MCMXCIX sono decisamente lunghi, e composti da poche canzoni; elemento che impedisce una suddivisione track by track ma sprona il malcapitato a concepire un loro disco come un insieme inseparabile. Bisogna mettersi nella condizione mentale di dover intraprendere un viaggio musicale ricco di sfumature e cambi di umore, che vengono comunque sia sempre ricondotti a qualcosa di nero, di oscuro e claustrofobico. L'unica luce è la voce soave di Jonna Enckell che spezza per un momento questa cappa di malessere, ma subito dopo è la forza e l'impatto che riprendono il sopravvento.
The Lustrate Process è un album che va capito dalla radice, merita attenzione e dedizione e soprattutto tanti ascolti, almeno prima che inizi ad essere assimilato, dopo cattura... e mostra sempre dei dettagli nascosti.
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