Madò, che recensione difficile. Ho amato fino alla follia il debut degli australiani
Airbourne, quel “Runnin’ Wild” che trasudava rock’n’roll da tutti i pori, seppur figlio primogenito ed incontestabile degli AC/DC. La band dei fratelli O’Keefe dimostrava di avere le idee chiare quanto a cosa suonare, come farlo, e quanto sbattersi per ottenere il successo che hanno meritato: tour lunghissimi ed estenuanti, performances sempre al limite del coma etilico e dello sfinimento da sforzo, platee in visibilio per questi quattro ragazzotti australiani, di colpo diventati delle rockstars planetarie.
E così, inevitabilmente, la pressione del mondo discografico comincia a spingere, a pigiare, e tutti vogliono un secondo album, il pubblico, la label, e ti ritrovi in una trappola dorata, dalla quale puoi sostanzialmente venir fuori in due modi: o fai il colpaccio, e rifili il secondo capolavoro, o esplodi e tiri il flop del secolo.
Beh, a mio parere, gli Airbourne hanno fatto tutti e due in un colpo solo.
“
No Guts. No Glory.” è il perfetto ed ideale successore del debut album: stesse sonorità, stessa attitudine sporca e rockettara, stessi tempi veloci, cantati sporchi, acuti e graffianti, stesse chitarre in gran spolvero, insomma, potresti benissimo mescolare i brani del primo con quelli del secondo, senza riconoscerli neanche un po’. E allora? Secondo discone? No. Perché stavolta, al contrario di quanto avvenuto due anni fa, gli Airbourne hanno fatto l’album su misura per chi lo deve comprare, hanno confezionato un prodotto cercando di stare nei limiti di quello precedente, che tanto successo e soldini gli aveva fatto avere. Ogni canzone, ogni singolo brano di “No Guts…” tende inesorabilmente ad assomigliare alla precedente ed alla successiva, e con questo non sto assolutamente dicendo che siano brutte, anzi: “
No Way but the Hard Way”, “
Raise the Flag”, “
Steel Town” sono anthems da squarciagola, ed il disco è composto da ben tredici tracce, così che ce n’è finché ne vuoi. Il problema sta proprio nella preoccupante somiglianza di ogni nota, ogni riff, ogni linea vocale con quel che c’è intorno e che c’è stato.
Allora, delle due l’una: astuta mossa commerciale, o vena creativa già esaurita? Gli Airbourne come gli AC/DC, a fare dischi-fotocopia e vendere sempre un miliardo di copie, oppure la gente si stancherà tra un paio d’annetti e il giocattolo si romperà? Non troppo distanti vedo ancora i cadaveri dei Darkness, dei Jet, galleggiare sul mare gonfi di self-esteem… Guardo, ascolto, e temo per il peggio…
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?