I
Nightward “pestano” sodo e questo è innegabile, ma a differenza di tanti “picchiatori” disorganizzati, che sperano, agitandosi in modo parossistico, di riuscire prima o poi a colpire il bersaglio, sanno perfettamente come “fare male”, con intelligenza e misura: ti girano attorno variando lo stile e il tipo di “guardia”, ti lusingano, e poi piazzano il colpo risolutore.
Ecco come ha “vissuto” il sottoscritto l’ascolto di “Adrenaline 12”, disco d’esordio ufficiale per questi ragazzi lombardi innamorati della “brutalità raziocinante”, della "contaminazione illuminata", e soprattutto dotati della fondamentale “visione d’insieme”, quella che consente all’artista di produrre musica di qualità anche quando le influenze sono tante e si vogliono onorare con la giusta personalità e con l’imprescindibile dose di equilibrio.
Death melodico scandinavo, metalcore statunitense, campionamenti elettronici e appena un pizzico di gothic e di alternative, sono i pilastri stilistici, mentre At The Gates, In Flames, Strapping Young Lad, Mudvayne, Dark Tranquillity, Mnemic, Killswitch Engage, rappresentano i numi tutelari, e il resto lo fanno le sinapsi cerebrali e i mezzi tecnici di un sestetto che non dimentica la lezione dei maestri (e qui, volendo, possiamo citare anche gli immancabili Maiden e i Sabbath, tanto per guardare al “futuro” senza rinnegare le proprie origini!), ma riesce comunque a rendere piacevoli e coinvolgenti i suoi pezzi, forte di un notevole gusto nelle porzioni “cibernetiche”, di chitarre serrate e mai eccessivamente scontate, di una sezione ritmica a tratti devastante e di un cantante capace di sfruttare abilmente tutte le sfumature della sua voce, che si tratti di furenti growl, di veementi declamazioni di retaggio hardcore o ancora di sfruttare in “nitidezza” le prerogative della sua timbrica.
Come anticipato, c’è frenesia,
adrenalina, rabbia e pure una buona dose di creatività e tanta lucidità nell’evitare soluzioni troppo caotiche o “gratuite” (a questo contribuisce fattivamente una valente ed “armoniosa” registrazione, realizzata ai noti Risingworks Records di Frank Andiver) e anche se alla distanza forse affiora un pochino di “stanchezza” complessiva e certe scorie gotiche (con tanto di contributo vocale della brava guest Alessandra Zamparini) o talune sfumate influenze
alternative sembrano vagamente “calligrafiche”, il gruppo dimostra di avere tutte le carte in regola per ritagliarsi un meritato e ampio spazio nel panorama musicale internazionale.
Bravi.
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