Dopo anni di oblio i
Sadist erano tornati nel 2007 con un disco dal titolo omonimo e dallo spirito combattivo, un cd che aveva più pregi che difetti ma che in qualche caso mostrava degli strati di ruggine ancora da scartavetrare, ed è pure comprensibile. Adesso è il turno di questo
Season In Silence e con esso si può tranquillamente affermare che i Sadist targati 2010 sono una band all'apice della maturità e dell'originalità stilistica. Ridurli nel più semplice del Death Metal è una cosa assai ardua, soprattutto alla luce dei fatti, e mi sto riferendo ad una varietà di stili e influenze che non passano di certo inosservate, come ad esempio in The Abyss, nella strumentale Ogron, nella title track, ma anche più in generale nelle varie Evil Bird, Frozen Hands e chi più ne ha più ne metta. Sulla base di un solido e penetrante Metal estremo si ergono divagazioni ritmiche (soprattutto per il basso) che odorano di Jazz/Fusion, caratterizzate da un'eleganza e da una specie di "semplicità" che non si dimostra mai boriosa o noiosa, anzi, finisce per arricchire di gusto delle intuizioni nel songwriting che già in partenza sarebbero vincenti. C'è ovviamente pure una certa influenza dalle correnti contemporanee del Metal, e alcuni riff un po' alla Meshuggah non sfigurano affatto. In tutto questo marasma di elementi (sempre e comunque perfettamente dosati) va sottolineato il lavoro svolto dietro i tasti d'avorio, e qui i rimandi ad un album come
Above The Light si sprecano, complici quelle atmosfere un po' retrò che fanno tanto Progressive Rock anni 70, quello più oscuro e tendente ai Goblin. I Sadist hanno saputo sfruttare con equilibrio l'innovazione, la loro personalità e anche un sano e onesto rimando al passato quando necessario; tutti fattori che però convogliano nella stessa causa: creare dell'ottima musica che resista all'inesorabile scorrere del tempo.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?