Rispetto al suo “gemello”, ossia “The Wicked Symphony”, questo “
Angel of Babylon” ci restituisce un Sammet più alle prese con le sue radici power metal. Sin dall’opener, “
Stargazers”, il tiro è decisamente più alto, anche se sfido chiunque a non riconoscere, nel ritornello, il motivo portante di “March of Time” di certi Helloween… Lunga song, come nell’altro disco, a fare da preludio ad un album più omogeneo, e nel quale trovano spazio anche un paio di tracce più lente e morbide, “
Blowing out the Flame” e la conclusiva “
Journey to Arcadia”, che di certo danno più respiro ad un album decisamente piacevole ed easy listening. Molte le partecipazioni, anche in questo album: una prova d’autore per Jon Oliva in “
Death is just a feeling”, dove le parti vocali sembrano scritte proprio dal panciuto dio del metallo; ma, in questo disco come nel fratello, è da sottolineare la prova, ancora una volta maiuscola, di
Jorn Lande, un singer con un timbro ed una potenza semplicemente deliziose; sparse qua e là per tutto l’album, le vocals di Jorn sanno farcire con classe ed autorità delle canzoni che, a mio avviso, rischierebbero di perdere buona parte del loro tiro se cantate da qualcun altro.
Come ho detto per TWS, anche qui mi tocca ribadire che, se solo il buon Tobias si fosse concesso il lusso di sfrondare, togliere ed accorpare, ne sarebbe venuto fuori un discone indimenticabile; ed invece, “Angel of Babylon” soffre della prolissità del suo gemello, pur restando un album fruibile e molto piacevole. Bella l’apertura quasi blues di “
Alone I Remember”, molto belle le cavalcate power di “
Promised Land” (forse la song più bella del lotto), “
Your love is Evil” (infarcita di AOR), “
Rat Race” (molto ‘80s nel suo incedere).
Cosa dire, che non sia già stato detto? Un altro punto a favore di Tobias Sammet, ma se dovessi scegliere quale dei due comprare, sinceramente farei fatica… Vedo questo “Angel of Babylon” come la naturale prosecuzione del discorso artistico intrapreso negli Edguy, e di certo i fans di Sammet avranno di che leccarsi i baffi. Sicuramente fa specie vedere quanta buona musica il tedesco riesca ad assemblare, e con quale facilità. D’altro canto, se cercate l’innovazione, linee vocali nuove, un accordo che non vi aspettate, questa è la fiera del già sentito. Non che sia un male, anzi.