Vi propongo un quesito: prendete Zamorano, Pinochet, Pablo Neruda, le isole del film Rapa Nui e il doom metal... qual'è l'intruso? La domanda è facile facile, ma la risposta lascerà stupita più di una persona. Potrebbe arrivare proprio dal Cile, terra del deserto e della foresta tropicale, un gruppo che canta di tristezza e depressione, e che per giunta incide su un'etichetta norvegese? Miracoli della globalizzazione. La cosa importante è che l'America Latina abbia ancora la possibilità di esportare gruppi validi anche qui in Europa, nonostante questi Poema Arcanus non mi abbiano completamente convinto con questo lavoro dal nome Iconoclast. Il substrato principale di influenze viene dal doom dei Moonspell di Irreligious, con l'elettronica sostituita da atmosfere più rarefatte e in alcuni momenti tendenti al prog... sfortuna vuole che Fernando Ribeiro non abbia molto da temere da Claudio, e che anche il growl di quest'ultimo non sia niente di trascendentale. Le idee buone ci sono, ma purtroppo rischiano in ogni momento di venire rovinate dall'eccessiva lunghezza e leziosità dei pezzi: prendiamo ad esempio Elixir, dal bellissimo riff portante, ma rovinata da una parte centrale prolissa fino alla morte. Qualche brano si segnala in positivo per momenti più acustici ed ispirati, ma c'è davvero poco di interessante per i non addetti ai lavori. Dalla sufficienza emergono le ottime tastiere di Michel (sempre al loro posto) e come detto prima qualche riff di chitarra ben congegnato. Per il resto c'è molto da rivedere, e se non siete appassionati di questo tipo di doom ve ne sconsiglio appunto l'acquisto.