I lettoni
Skyforger tornano finalmente alla carica con il loro quarto album ufficiale (sesto, se si considerano la raccolta di soli brani folk "
Zobena Dziesma" del 2003 e la ristampa del demo del 1997, "
Semigalls' Warchant", avvenuta nel 2005).
Sette anni sono passati dall'ultimo disco di materiale originale, ovvero il massiccio "
Pērkoņkalve" ("Thunderforge") e la curiosità di ascoltare il nuovo corso dei folk metallers dell'Est era parecchia: per "Kurbads", la band aveva dichiarato di voler tornare a sonorità più heavy, senza dimenticare gli elementi folk del loro paese natale e dando molta importanza alla qualità finale del prodotto. Forti anche di un nuovo contratto con la prestigiosa Metal Blade, si può dire che gli
Skyforger abbiano centrato l'obiettivo: "
Kurbads" è un album solido, maturo, fiero e realizzato con professionalità e dedizione. Gli amanti del folk / viking metal troveranno pane per i loro denti in questo lavoro, pieno di brani che sembrano essere stati scritti per accompagnare un esercito in marcia verso il nemico. Tale è l'impressione che suscita il singolo "Son Of The Mare", un'autentica perla in cui le cornamuse lettoni si fondono alla perfezione con un metal ora squadrato e cadenzato, ora veloce e battagliero. Riff saldamente ancorati al thrash e al black metal, voce rauca e potente, cornamuse e strumenti medievali a ricamare suggestive melodie e fieri inni di guerra: questi sono gli ingredienti della musica degli
Skyforger, qui rappresentati davvero alla grande.
Un altro episodio sopra le righe, "Bewitched Forest", mette in mostra la componente più folk della band con atmosfere mistiche e solenni, mentre in "The Devilslayer" è il metal a farla da padrone ma senza mai lasciare da parte gli elementi tradizionali. Anche la sinistra "The Stone Sentinel", dominata da un arpeggio diabolico e da un'atmosfera a dir poco plumbea, trova lo spazio per le cornamuse, in uno squarcio melodico gradito e quasi inaspettato. Più "rilassata" è "In The Underworld", in cui si distinguono i cori punteggiati dal flauto, che vanno a contrapporsi al cantato aggressivo di
Pēteris, prima di sfociare in una cavalcata folk/metal degna di nota: sono sfumature, dettagli, che però contribuiscono a rendere interessante un album di questo genere.
Chi vuole scapocciare al ritmo degli
Skyforger, troverà in "Black Rider" l'episodio adatto, un brano infuocato che sfiora il black metal nella parte vocale ed è decisamente "old school thrash" nelle ritmiche. "The Last Battle" è invece epica al punto giusto, esaltante e melodica nelle strofe, vigorosa e potente nel refrain, mentre la title track chiude l'album con uno stile più classicamente metal ma non meno valido.
In conclusione, "
Kurbads" convince in quasi tutti gli aspetti: songwriting, stile, produzione, potenza. Dopo tanti anni, gli
Skyforger non avrebbero potuto confezionare un ritorno migliore e se amate il genere, questo disco è un acquisto a colpo sicuro.
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