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Tales from the North" fu, almeno per il sottoscritto, un lampo a ciel sereno, un album che ancora oggi ascolto con piacere. Sarebbe stato un peccato non rispolverare questa recensione, ormai datata (risale, infatti al periodo di
Metal.it 1.0), ma che ci permette di riportare l'attenzione sul disco che fece fare il fatidico salto di qualità ai
White Skull ...
[ ... Uno dei migliori CD del 1999, almeno per adesso visto che stanno per uscire o sono appena usciti molti grossi nomi, infatti "
Tales from the North" prosegue il discorso iniziato con il CDS "Asgard" e conferma l'avvicinamento dei
White Skull a sonorità più vicine al power di stampo teutonico di quanto ci avevano proposto con i precedenti lavori. Quanto questa variazione di stile sia spontanea o una mossa studiata a tavolino, oppure dovuta all'influenza di Boltendahl che ha partecipato attivamente sia come artista che come "tutore", non ci è dato saperlo, ma la mia sensazione è' di trovarmi di fronte ad un gruppo che si diverte e diverte l'ascoltatore con un Power di prima qualità, quindi doppia cassa, chitarre a raffica, epicità a non finire e su tutto la particolare voce di
Federica De Boni che sembra fatta apposta per duettare con Boltendahl, dotata com'è di una voce roca e potente ma al contempo melodica, non paragonabile alle cantanti ultimamente in voga, infatti l'unica a cui riesco ad accostarla è Doro Pesch (periodo Warlock). Ma veniamo al dunque, le canzoni: tra tutte spiccano la già citata "
Asgard", immediata e coinvolgente soprattutto nel coro centrale a cui segue un priestiano duetto delle chitarre di
Tony Fontò e
Nick Savio, la più serrata "
Here We Are" e la title track dove alle tastiere che sanno un po' di Stratovarius si contrappone la grinta della vocalist e del resto del gruppo, ma tutte le canzoni, tranne la ballad "
The Terrible Slaughter" dove le chitarre riportano in mente gli Scorpions dei bei tempi, mantengono alta la tensione senza cadute di tono con la coppia ritmica composta da
Alex Mantiero (drums) e
Fabio Pozzato (bass) sugli scudi (vichinghi?), infine citerei ancora la particolare "
Viking's Tomb" dove un cozzare di spade sembra preludere ad un pezzo d'atmosfera ma presto le chitarre e la voce di
Federica vi sorprendono lanciandosi in un assalto degno dei migliori Running Wild.
In sintesi un'altra band italiana che evidenza la buona salute del Metal italiano che approfittando del buon momento per il Power metal più classico si stà imponendo prepotentemente.
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