"Public Glory Secret Agony" riuscì nell'impresa di non fiaccare tutte le aspettative create dai White Skull dopo "Tales from the North". Anche questa recensione si era persa nelle nebbie di Metal.it 1.0 .. era ora che ritrovasse la luce ...
[ ... Come un fulmine a ciel sereno ecco arrivare nel mio stereo il nuovo album dei
White Skull. Non ci crede nessuno vero? Ovvio, "
Public Glory, Secret Agony" è uno degli album che aspettavo con maggior ansia, ed anche stavolta gli
Skulls non deludono, anzi realizzano un ottimo disco, riuscendo soprattutto a non riciclarsi. Dopo aver "toccato" le lande nordiche, in questa occasione l'ispirazione arriva dell'antica Roma, sconfinando nella seconda parte del CD anche nell'antico Egitto, nell'epoca della tristemente famosa Cleopatra. A livello musicale, vengoso smussate certe ruvidità presenti sul precedente album, e la musica, sebbene sia sempre vicina al più classico Power Metal Teutonico, si fa maggiormente epica e ricca di pathos, grazie anche all'inserimento di alcune parti orchestrali. "
High Treason" che segue l'intro iniziale, parte a razzo ma dopo poco si acquieta sulla bella voce di
Federica, che ha la possibilità in questo brano di mostrare tutta la sua duttilità, alternando parti epiche, grintose e melodiche. Sono i riffs delle chitarre di
Tony e
Nicola a reggere le redini della successiva "
The Roman Empire" uno dei pezzi più vicini a quanto proposto su "Tales of ...". Per essere equo, devo elogiare la prestazione della sezione ritmica,
Alex alla batteria ed l'iperdinamico
Fabio, bassista che dal vivo non ho mai visto fermo. Accattivante la parte rallentata nel finale di "
Greedy Rome", ma è con la successiva "
In Caesar We Trust" che possiamo ascoltare uno degli highlight del CD. Chitarre arpeggiate e melodiche, e legionari in marcia. Sono proprio loro, le truppe di Cesare i protagonisti di questo brano, che si tramuta in un mid tempo dai toni epici e marziali, un unico appunto: perchè inglesizzare l'originale Ave Caesar? Si abbandona Roma per dedicarsi all'Egitto con "
Valley of the Sun", e sebbene possa ricordare bands quali Grave Digger o Gamma Ray, è presente anche qui l'inconfondibile trademark dei
White Skull. Discorso simile per le seguenti "
Anubis the Jackal", incattivita dalla solita bella prestazione di
Federica, e la più speedy "
Mangler". "
Cleopathra" è uno dei brani che preferisco, per l'epicità e l'immediatezza che traspirano dal pezzo: sentite il refrain, il chorus. Cambiano i ritmi con "
The Field of Peace", una delicata ballad giocata tutta tra piano e voce, cui segue, chiudendo anche l'album "
Time for Glory". Con "
Time..." ci troviamo di fronte ad un'altro dei capolavori dell'album, dalle atmosfere orientate al metal più classico. Possiamo apprezzare la solita bella prestazione del gruppo (certo che
Federica...) ma anche del tastierista
Giulio, membro "part-time" del gruppo. Certo, sono un fan del gruppo, e questo si "legge", ma in ogni caso, dopo l'ascolto di "
Public Glory, Secret Agony" lo diventerete anche voi!
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