L’
ironia è un’arma micidiale per sopravvivere in questo mondo convulso, schizofrenico e problematico, ma bisogna anche dire che si tratta di una merce rara e non solo nell’ambiente musicale, dove la tendenza a prendersi troppo sul serio è ampiamente diffusa o in cui, al limite, quella che il retore romano Quintiliano definiva come
contrarium quod dicitur intelligendum est viene trasformata in banale volgarità.
I
Triobrio Deluxe, al debutto sulla lunga distanza dopo il mini “Non bravi, ma belli …”, dimostrano di conoscere piuttosto bene l’argomento e, con grande leggerezza e discreta abilità, infarciscono il loro indie-pop-punk-rock elettronico di una cospicua quota di tale preziosa sostanza, realizzando un dischetto in cui tutte le difficoltà ad adeguarsi e a ritrovarsi in un universo che in qualche modo appare estraneo e alieno si trasfigurano in parole semplici (in linea con l’artwork d’ispirazione estetica naif) e apparentemente stralunate, che nascondono però l’approccio divertito e irriverente di chi riesce ancora a cogliere l’assurdo e il vano dell’esistenza umana.
Sono ancora una volta lontane affiliazioni con Devo e con certi cantautori italiani della “seconda generazione” (Max Gazzè, ad esempio), vaghe reminiscenze di Bluvertigo, e più concrete ammirazioni per Beck e Bugo (vedasi anche la riuscita cover della sua “Io mi rompo i coglioni”), le immagini di riferimento maggiormente plausibili dal punto di vista artistico e tuttavia è innegabile che il gruppo ferrarese possa contare anche su una propria
originalità, marchiata dalla voce spesso densa di una (abbastanza) vitale forma di
scazzo (non ho trovato un termine maggiormente forbito e altrettanto eloquente!) di Max Buriani e da uno spiccato senso melodico.
Una notevole fluidità complessiva e una bella verve rendono “Tre tigri contro Triobrio” un ascolto gradevole, adatto pure alla programmazione radiofonica “evoluta”, che si gioverà del brioso contributo “danzereccio” per trasmettere la freschezza e il sano cinismo di una band che merita attenzione.
Brani degni di segnalazione: “30 febbraio”, “Giorni felici”, “Aveva ragione tuo padre”, “Resto qui”, “Non si può” e la veemente “Sciami”.
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