Avevamo già ascoltato i toscani
Discordia alle prese con il loro primo demo, giusto l’anno scorso. È arrivato dunque anche per loro il momento del primo full length, e mi dispiace ammettere che niente è cambiato. La struttura musicale delle composizioni si basa ancora su un metal molto contaminato, a volte troppo (si ascolti ad esempio “
Urlo nella notte”, intriso di suoni e campionamenti “da brividi”), ma il vero problema rimane l’interpretazione vocale di Matteo, troppo impegnato a fare l’alternativo, così da infarcire le composizioni di urla sguaiate, acuti tenuti malissimo, momenti quasi parlati ed altri violentissimi, il tutto con pochissima coerenza artistica, e dei testi al limite dell’amatoriale. Le canzoni spaziano da momenti più prettamente metal, come “
Tentazione”, “
Schemi Chiusi”, a semi-ballad alla Negramaro come la conclusiva “
Il bianco del Silenzio”, rivelando un’attitudine disturbata e disturbante, ma che troppo spesso va a braccetto con una pochezza compositiva che tanto penalizza il prodotto finale. Ed è un peccato, perché questa band è composta da musicisti che sanno benissimo come si suona, ma che poi si perdono in arrangiamenti ed in un sound troppo confuso, troppo poco personale, con l’aggravante “singer” ad incombere su ogni traccia.
Mi dispiace sempre tanto stroncare bands nostrane, ma i Discordia hanno ancora tanto, tanto bisogno di lavorare per trovare la quadratura del cerchio, e per trovare le giuste coordinate sonore, vocali, compositive. Spero e mi auguro tutto il bene per il futuro, ma così, al momento, non ci siamo proprio.
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