All'inizio fu uno... che diede vita alla sacra triade.E così nella prima metà degli anni '80 il Thrash Metal in Germania venne rappresentato da Kreator, Destruction e
Sodom, tre formazioni che hanno, chi con qualche scossone e sbandata di più e chi meno, saputo sopravvivere sino ai tempi nostri. Tra questi i Sodom sono sicuramente quelli che hanno mostrato una solidità (sì, forse anche una staticità...) maggiore, con il loro Thrash Metal influenzato tanto dagli Slayer quanto dai Motorhead.
Mi ricordo ancora quando li ascoltai per la prima volta, mettendo la puntina sul Mini LP "In the Sign of Evil" (1984), e mi trovai davanti ad un muro sonoro grezzo (gretto?) e brutale, un risultato devastante che i Sodom hanno poi saputo replicare con efficacia e che ha probabilmente trovato il suo climax su "Agent Orange".
Ed è proprio questo album, uscito originariamente nel 1989, che la SteamHammer ci ripropone ora in un'edizione arricchita da un secondo dischetto, che purtroppo non presenta alcun inedito, andando invece a pescare da alcuni Live Album e dal singolo "Ausgebombt".
La title track è piazzata strategicamente in apertura, un vero bombardamento sonoro, a base di Thrash Metal e bombe al Napalm. Già, l'album è legato a doppio nodo alla guerra del Vietnam (e comunque sviluppato in un contesto militaresco), con la nuova versione in Digipack apribile che esalta graficamente questo aspetto, andando a completare il tutto con le annotazioni ed i testi scritti dal leader storico dei Sodom, Tom Angelripper.
"Tired and Red", è un altro bel momento tosto ed aggressivo, spaccato in due da un arpeggio acustico (espediente non nuovo alle formazioni thrash, sopratutto a quelle d'oltreoceano), che precede un bell'assolo di Frank Blackfire (alla sua ultima incisione con i Sodom), prima che Chris Witchhunter (scomparso un paio di anni fa) riparta in velocità percuotendo le pelli ed i piatti della sua batteria, rallentando solo nel breve tempo che precede l'inizio di "Incest", uno dei momenti più esasperati ed efficaci del disco. "Remember the Fallen" è un mid-tempo che fa quasi l'occhiolino ai Metallica (quelli di "For Whom the Bell Tolls"), con i Sodom che privilegiano il groove alla velocità ed alla pura brutalità di esecuzione, una base su cui si snoda anche la prima parte di "Magic Dragon", che poi decolla tra brucianti accelerazioni, lo sferragliare di Frank Blackfire ed il martellare continuo di Chris Witchhunter. Dopo tanto ben di dio "Exhibition Bout" e "Baptism of Fire", per quanto canzoni più che valide, hanno qualche difficoltà ad emergere, e si fanno notare più per essere intervallate dalla motorhediana "Ausgebombt", che dovrebbe raccogliere l'eredità di quella "Bombenhagel", presente su "Persecution Mania" (1987), che a mio parere rimane però nettamente superiore.
A chiudere l'album "originale" troviamo la cover di "Don`t Walk Away", con i Sodom che vanno a scomodare, e strapazzare, i Tank, mantenendo comunque vivo lo spirito originale della formazione di Algy Ward.
Come già detto, il secondo CD è sì una chicca gradita, ma in realtà aggiunge ben poco ad un album che già di suo ha invece parecchio da dire.
[... I love the smell of napalm in the morning ... ]