Un po’ di sorpresa nel ricevere un nuovo lavoro dei We, formazione che considero tra i migliori esponenti contemporanei dell’heavy-psych ma non certo tra i più prolifici. Per le tempistiche dei Norvegesi questa produzione esce a distanza minima dal formidabile “Dinosauric futurobic”, probabilmente anche per sfruttarne il discreto successo underground.
“Lightyears ahead” è qualificato come Ep ma possiede sostanza da full-lenght, non inganni la presenza di soli quattro brani (“Zuzu” e “Found crossroad lost” sono brevi intermezzi..) perché si avvicinano alla mezz’ora di musica, e quando si parla di musica riferita ai We sarebbe d’obbligo la lettera maiuscola.
Questo gruppo è in possesso di sensibilità straordinaria, una versatilità rara nella scena psichedelica dove molte formazioni hanno preso il vezzo di complicare ed intricare anche le idee più semplici e banali, con la pretesa di apparire maggiormente acidi, profondi ed “alternativi”.
Non è atteggiamento che riguarda i We, loro con la medesima naturalezza compongono hits dall’irresistibile mordente hard rock come “Kickin”, vivace colpo a base di artigli melodici e cori memorabili, e gemme psycho-blues raffinate come “R’n’r (I put my life)” che prelevano il loro cadenzato e stralunato fascino dalle megabands seventies. Da notare in questo brano la fantastica slide guitar di Dons che volteggia in una danza cosmica ed i punteggi dei cori femminili che apportano un sapore lievemente southern.
Nella seconda metà dell’album emerge il funambolico space-rock targato We. “Lost crossroad found” è oasi sinuosa di materiale lisergico, per lunghi tratti pacato e visionario ma sempre facilmente accessibile, killer-song reale e delineata non accozzaglia di effetti e distorsioni allungate a dismisura.
La prova definitiva che i ragazzi di Oslo non possono essere confusi con i venditori di fumo arriva con “Freak capital of the universe”, opera omnia della band, mastodontico inno al rock spaziale di quattordici spettacolari minuti. La suite, ispirata ovviamente alla sci-fi, è una marea psichedelica che si distende con lentezza inesorabile, la suadente voce di Felberg ci accompagna nel lungo viaggio attraverso gli spazi siderali tra cenni Floydiani, citazioni Hawkwind, concretezza heavy contemporanea e stile originale e personale. Banditi trucchi ed artifizi per un piccolo capolavoro che i fans del gruppo devono obbligatoriamente procurarsi.
Se qualcuno ancora non ha avuto il piacere di gustarsi i We o di avvicinarsi alla corrente psych-rock moderna, può cominciare da questo Ep consigliabile per qualità e per lunghezza tutt’altro che eccessiva.
Per la band ennesima conferma di essere stabilmente ai vertici del settore.
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