Fuffa. E' questo il termine che mi viene in mente ascoltando per la centesima volta "
Scream", ultimo parto di un
Ozzy Osbourne sempre più caricatura di se stesso. Un disco costruito a tavolino, per far sì che il madman risulti ancora duro, potente e metalloso, ma si sente lontano un miglio la puzza di ospizio: le canzoni sono fintamente aggressive, infarcite di elettronica e di voci effettate, e l'ottima chitarra di Gus G. esce a pezzi in un confronto con Zakk Wylde, non vuoi per l'esecuzione, di sicuro per la freschezza compositiva e le idee. In questo disco non c'è neanche l'ombra dell'Ozzy che tutti abbiamo conosciuto e amato, ed è inevitabile pensare che la parabola artistica di questo piccolo grande uomo sia tristemente arrivata alla fine. Brani come"
Let it Die", "
Soul Sucker", "
Crucify" fanno gridare allo scandalo per bruttezza, chitarrone ribassate e riff pesantissimi a cercare di coprire una vagonata di effetti, laddove sguazza la voce ormai spenta di un Ozzy finito, spompato, che mamma Sharon vuole ancora rockstar, ma che sarebbe ben pronto per altri palcoscenici, più casalinghi e riservati. Se pensate che, forse, il brano più riuscito del disco è proprio quel "
Let me hear you scream" scelto come singolo apripista, vi farete un'idea di come questo sia non il canto del cigno, ma il canto del medico forense che al suddetto cigno sta facendo l'autopsia.
Quasi mi imbarazza vedere uno dei miei idoli dell'infanzia trattato così male, fagocitato da un sistema che vuole spremere la gallina dalle uova d'oro fino alla morte, incurante delle reali necessità di un uomo che è ormai in balia degli altri, un naufrago in un mare di stronzi. Povero Ozzy, gli voglio e gli vorrò sempre un gran bene. Il voto va al disco, all'operazione commerciale e a tutto quello che c'è dietro questo patetico "Scream".