Sarò sincero, non conoscevo molto gli Enchant prima di occuparmi di questo nuovo “Tug of War”. In passato ho solo avuto l'occasione di ascoltare qualche canzone qua e là, ma mi sono accorto subito di trovarmi di fronte ad un gruppo di grande valore, ma decisamente meno “appariscente” (soprattutto dal punto di vista strumentale) dei gruppi Prog Metal più affermati. E così, con un misto di curiosità e di speranza mi sono avvicinato a questo disco, che già mi aveva colpito per la bella copertina, che ben rappresenta quel “tiro alla fune” di cui parla la title-track. Le influenze maggiori nel progressive rock degli Enchant sono quelle di Marillion e Rush, alle quali si aggiunge una evidente passione per i Dream Theater di John Petrucci. Il disco vanta un'ottima produzione, che come per i tre precedenti dischi, è avvenuta negli studi personali del chitarrista Douglas Ott, gli “Ottotorium” di Concord. Gli arrangiamenti sono particolarmente curati e ogni canzone del platter dimostra la grande classe degli Enchant: sono tutte composizioni di un certo livello ma allo stesso tempo estremamente dirette, in grado di appassionare dopo pochi ascolti. Pur mettendo in luce una buona tecnica (in particolar modo nella strumentale “Progtology”, il cui titolo lascia spazio a poche interpretazioni) il gruppo non si perde mai in passaggi eccessivamente prolissi, limitandosi a piacevoli break strumentali. La performance del singer Ted Leonard è assolutamente convincente: nonostante le sue linee vocali non brillino per versatilità, la sua timbrica cristallina e malinconica ben si accompagna ai riff di Ott e ai tappeti tastieristici disegnati dalle sapienti mani del tastierista Bill Jenkins, che con questo disco entra in pianta stabile nella line-up del gruppo. Tra le canzoni del disco spiccano la opener “Sinking Sand” (interamente scaricabile dal sito della band), impreziosita da un assolo di gran classe di Douglas, la dolce e struggente ballad “Beautiful”, che parla del sofferto rapporto dello stesso Ott con sua moglie, mentre in “Living in a Movie” si respira un'atmosfera estremamente rilassata, quasi onirica, per poi esplodere in un ritornello decisamente più dinamico. La mia preferita è la terza track, “Holding the Wind”, forte di un sognante intermezzo strumentale che mette in luce tutta la personalità e la grande classe degli Enchant. Probabilmente non siamo di fronte a una pietra miliare per il genere, ma “Tug of War” è decisamente un ottimo disco: fresco, ispirato, scritto bene e suonato ancor meglio. C'è veramente di che essere soddisfatti!
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