Ma guarda un po’ che bel dischetto ti sfornano questi
State Cows.
West-coast AOR puro e cristallino, una “roba” che appare perfetta per sfrecciare con il vento tra i capelli (per chi ce li ha!) a bordo della propria Cadillac decappottabile lungo l’assolata costa californiana, proprio come sembrano fare le
mucche ritratte sulla simpatica copertina del disco in questione.
Una musica rilassante, spensierata, raffinata, che pare alimentare solo “buoni sentimenti”, quegli stessi che l’America, nel suo ruolo di “terra promessa”, ha spesso cercato di propinarci come gli unici capaci di muoverne le azioni.
Com’è noto, l’
apparenza inganna, nelle cose
importanti, come i molteplici problemi che invece affliggono gli USA, e nelle cose
piccole, come lo scoprire che il duo artefice di tanta eleganza e serenità proviene, in realtà, dalla Svezia, dalla città di Umeå, per la precisione.
I nostri quel tipo d’immaginario devono amarlo proprio tanto, così come dimostrano di aver “consumato” i lavori di Hall & Oates, Steely Dan, Chicago, Bill Champlin, The Doobie Brothers (Michael McDonald –era, soprattutto) e dei Toto più edulcorati, tanto da averne brillantemente mutuata la tipica abilità nel mescolare jazz, pop, rock, rhythm ‘n’ blues, funky e soul, decorata di arrangiamenti ricchi di fiati, grazia e raziocinio, facendosi supportare, in tale operazione, da un profluvio di eccellenti strumentisti, preziosi ospiti anch’essi provenienti dall’area scandinava.
La presenza di Jay Graydon (autore del guitar-solo di "New York town"), poi, che del genere rappresenta senza dubbio un’autorità, appare quasi come una sorta d’
imprimatur di pregio ad un disco che, lo ripeto, si offre agli appassionati con una proprietà di “linguaggio” e una classe di livello primario.
Grazie a tecnica e feeling non artefatto, con un gradevole tocco prog (che li può far accostare anche ai campioni dell’
easy listening evoluto Ambrosia), gli State Cows, pur nell’applicazione rigorosa di tutti i dogmi di settore, sfornano un albo fresco e accattivante, che ha in “I've changed”, “New York town”, “Mystery Jane”, “Painting a picture e “Riding this highway” i suoi momenti migliori e che vive di una qualità complessiva davvero notevole.
Suvvia, non si può essere sempre “arrabbiati” o malinconici!
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