Annunciato come uno dei dischi dell’estate 2010, questo strano connubio tra due figure a loro modo importanti del metal melodico ha un po’ il sapore della mossa commerciale. Intanto, per chi si fosse svegliato adesso da un torpore millenario, vi presento i due protagonisti:
Michael Kiske altri non è se non il leggendario singer degli Helloween che furono, quelli dei due Keepers, per intenderci; dal canto suo,
Amanda Somerville vanta un curriculum di tutto rispetto come vocal trainer, e poi come cantante in una miriade di bands, dagli Epica (nel periodo in cui Simone Simons prese un terribile virus), al side project Aina, alle guest vocals per i Kamelot, e chi più ne ha più ne metta. E così, un bel giorno, il capo Frontiers, Stefano Perugino, riesce a mettere insieme queste due eminenze della voce melodic metal, affiancandogli, come “genitori”, nientemeno che
Magnus Karlsson (Primal Fear, Allen/Lande), e
Mat Sinner, bassista dei Primal Fear e ormai stimato fonico/produttore.
Il risultato è un album che farà felici gli amanti dell’hard rock più melodico e “di maniera”, anche se in questo cd di brani più ruggenti non ne mancano. Il problema, se vogliamo, è la generale sensazione di ‘poca ispirazione’ che mi ritorna alle orecchie ogni volta che ascolto le 12 tracce in questione: il buon Kiske sembra quasi scocciato, canta come se facesse un favore a qualcuno, mentre le ottime doti vocali di Amanda vengono spesso sacrificate sull’altare della fama, che impone la voce di Michael su tutto. Composizioni ora fresche e gustose (“
Devil in Her Heart”, “Arise”, If I had a Wish”), ora stantie e strasentite, e così il tutto risulta un calderone di riffs, strofe e ritornelli che, alle mie orecchie, riescono a lasciare pochino. Ciò non toglie che il prodotto sia di ottimo livello, e che il melodic rock scritto da Karlsson e Sinner si adatti benissimo alle doti vocali di Kiske e Somerville, ma da questa collaborazione, sinceramente, si sarebbe potuto tirar fuori molto di più, sfruttando meglio le doti vocali dei due protagonisti e, soprattutto, creando un prodotto un po’ meno destinato alla vendita, ed un po’ più “musica”. A voi la scelta, per me questo
Kiske-Somerville, seppur piacevole, non passerà alla storia.