Nati nell'autunno 2008, i vicentini
Vaio Aspis tentano di attirare l’attenzione di operatori del settore e musicofili con quest’autoproduzione intitolata “Be the other” e diciamo fin da subito che, tutto sommato, l’esito dell’operazione si può tranquillamente valutare come positivo.
Nel loro sound si possono rilevare svariate influenze, che approssimativamente vanno dagli Stone Temple Pilot ai Metallica, ma fortunatamente nessuna riesce a prendere un “fastidioso” sopravvento, e anche senza essere propriamente un innovatore, il quintetto veneto dimostra di saper amalgamare con gusto e coerenza le tante suggestioni musicali, condendo il tutto con un tocco malinconico (apparentemente di retaggio dark-wave) assai efficace sotto il profilo emotivo.
Pilotate dall’ottima voce di Maurizio Gioli, equipaggiata di doti interpretative di buon livello, le canzoni dei nostri scandagliano il (post) grunge e il metal fino alle sue propaggini più “alternative”, riuscendo spesso a convincere anche grazie a melodie corpose e “dense”, come accade nei bagliori orientali inseriti nel tessuto tenebroso di “Lost in Afghanistan”, nell’evocativa “Suffocated” e nell’atmosferica “Shadows” (entrambe piuttosto interessanti, anche se bisognose di maggiore “coordinamento”) o ancora nella gradevole “Raising inside”.
La produzione e la resa sonora, pur dignitose, non rendono probabilmente del tutto giustizia alla musica dei Vaio Aspis, la quale, comunque, come anticipato, non sempre è completamente focalizzata e in un paio di situazioni (“Feel the rain” e “Sentence (be the other)”) perde ulteriormente in forza persuasiva, affidandosi a temi eccessivamente anonimi e prevedibili.
I segnali incoraggianti ci sono e appaiono anche abbastanza nitidi, ora bisognerà “solamente” amplificarli e renderli ancora più solidi ed ampliati. Attendiamo con fiducia i prossimi passi.
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