Ancora un trio, questa volta genovese, che viene ad infoltire il panorama stoner della nostra penisola. Il loro album d’esordio mostra infatti i tratti canonici di un desert rock di matrice americana. Brani che talvolta si snodano pigri ed assolati, riff circolari, ritmiche frastagliate, atmosfere trasognate ed un po’ ”fumose”. Non mancano certamente momenti di asciutta energia pulsante, così come linee spesse e vocals dal taglio narcotico, un repertorio ormai classico per il genere in questione.
Volendo fare un nome di riferimento, potrebbe essere quello dei primi Queens of the Stone Age, ma si potrebbero citare molti altri gruppi sparsi per il globo. Questo ci porta a constatare che i
Temple of Deimos, pur mostrando buona attitudine e discreta compattezza d’insieme, pagano ancora una personalità piuttosto acerba, nonché una certa ripetitività nella struttura dei brani. Altre perplessità nascono dalle parti vocali, in generale troppo esili rispetto al robusto tappeto strumentale.
Comunque, trattandosi di un esordio, tali chiaroscuri sono da mettere in preventivo. Anzi, dovrebbero fungere da sprone per la crescita ed il progresso di una formazione emergente. Attendiamo dunque il trio ligure alle prossime prove, certi che il loro potenziale debba ancora esprimersi pienamente.
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